Cittadino di Camelot
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Ommiodio grazie *__*! non mi ricordavo di averla postata qui <3 ora metto il secondo capitolo:
02. Metodo scientifico per la suddivisione dei capitoli in pratici (e inutili) punti riassuntivi
La notte stava calando sulla Foresta Nera e la selva appariva almeno tanto nera quanto il suo nome.
Robert, fortunatamente, era abituando a dormire all'aperto (era difficile conquistare giovani fanciulle nelle case dei loro genitori) e si accomodò come meglio poté appoggiato al tronco di una quercia.
E ora, poiché persino Robert sa di avere una mente discretamente noiosa quando si tratta di introspezione, riassumeremo i pensieri del nostro baldo giovane in quattro pratici punti.
01. Robert riflettè, non senza qualche malinconia, che non sarebbe più potuto tornare al villaggio. Probabilmente lo zio e la cugina si sarebbero chiesti che cosa ne fosse stato di lui. Sperò vivamente di poter mandare loro una lettera appena possibile.
02. Robert riflettè, non senza una nota di ironia, che non aveva la più pallida idea di che cosa avrebbe fatto ora. Non sapeva dove andare e non aveva intenzione di fermarsi e farsi catturare da una masnada di fanatici religiosi allergici ai rasoi.
03. Robert pensò, con una punta di tristezza, che finalmente aveva scoperto qualcosa sui suoi genitori perduti. Lo zio Bertilak non parlava mai di loro e rispondeva solo in modo vago alle domande di Robert. Ora sapeva che almeno uno dei suoi genitori doveva aver avuto sangue elfico.
04. Robert ammirò, rivelando un certo animo artistico, la bellezza del piccolo megachirottero rossiccio che dormiva a testa in giù proprio sopra di lui.
E mentre tutto questo tumulto si svolgeva nell'affascinante testolina di Robert, ormai sul punto di addormentarsi, una piccola creaturina dall'aria magica si avvicinò, camminando lentamente.
La creaturina, un'assurdità ecologica, ovvero un giovane paguro in una foresta, osservò dubbiosa il ragazzo, chiedendosi cosa ci facesse un giovane nella Foresta Nera.
(Certo, non chiediamoci cosa ci fa un paguro nella foresta! Siamo sempre i primi a vedere le mancanze degli altri ma mai le nostre).
Fu solo un paio di ore dopo che il paguro riuscì a parlare con il baldo giovane perché il sole stava ormai sorgendo e Robert si svegliò.
"Buongiorno, baldo giovane," lo salutò il paguro.
Robert lo guardò, allibito e ancora un po' confuso dal sonno che non voleva lasciarlo del tutto.
"Lo so, adesso sembrerò stupido ma perché mi stupisce di più che tu sia in una foresta temperata del fatto che tu mi stia parlando?"
"Perché sei il prescelto."
"No, ti prego," singhiozzò per la sorpresa il giovane Robert.
"Sì, ti prego. La profezia dei paguri narra che un giorno del sette ottobre arriverà un baldo giovane dai capelli corvini con in mano una gemma trasparente di nome Kiuykai."
"Ah!" lo interruppe Robert, felice di poter smontare il terribile discorso del paguro. "La mia gemma non si chiama Kiuykai ma Ross."
"Kiuykai nella lingua dei paguri significa Ross," replicò il paguro, con fare petulante.
"Tu menti."
Il paguro sembrò impennarsi, indignato.
"Come osi!"
"E non è nemmeno il sette ottobre."
"E' un giorno che si deve prendere sapendo che ci sarà un margine di errore di tre anni."
Robert annuì, non del tutto convinto ma poi risucchiò velocemente l'aria, sussultando. "Come fa un giorno del mese ad avere un margine d'errore superiore a un anno?" domandò, astutamente.
"Sei una persona pignola, non mi piaci," replicò il paguro.
"E tu non sei nemmeno una persona."
"Ti farò causa e ti strapperò tutti i tuoi risparmi per danni emotivi alla mia sensibilità," sbottò il piccolo paguro prima di girarsi e iniziare a incamminarsi verso un punto imprecisato della foresta.
Fu quello il momento in cui Robert si ricordo dei drammatici quattro punti che aveva riassunto e soprattutto del punto due, quello in cui recitava che non aveva la più pallida idea di dove andare.
"Aspetta, aspetta!" urlò al paguro, alzandosi velocemente in piedi e raggiungendolo con qualche passo.
"Scusami, perdonami. Sono stato scortese ma solo perché sono un po' nervoso. Ho dovuto lasciare la mia casa e sono diretto verso il nulla. sono in fuga."
"Da un drago?"
"No," rispose confuso il giovane Robert.
"oh," mormorò deluso il paguro, "adoro i draghi."
"Anch'io! Vedi? Abbiamo qualcosa in comune. Sapresti dirmi cosa c'è dopo la Foresta Nera?"
Il paguro, che ora si ritrovava nuovamente al centro dell'attenzione, saltellò felice, nonostante i saltelli non vennero particolarmente bene.
"C'è l'insormontabile Montagna della Morte e poi il Guado Azzurro dei Paguri, dove vivo io."
Robert, per la prima volta, osservò il paguro con curiosità sincera.
"Non ci siamo nemmeno presentati," sorrise, "io sono Robert McKenzie, un elfo di qualche tipo, credo."
"Pagus il Paguro, al tuo servizio. Sono il principe dei Paguri di Guado Azzurro."
Il giovane fischiò ammirato sentendosi leggermente in imbarazzo nel trovarsi davanti a un principe.
"E' un onore," mormorò Robert.
"Saltiamo le formalità... dopotutto sono in fuga dal mio regno. Purtroppo il terribile dittatore Gyu ha usurpato il mio trono."
"Gyu?"
"Sì, segue il comando del Principe delle Tenebre."
Robert sospirò e si fermò. Un altro signore del male? C'era forse una svendita?
"Principe delle Tenebre, eh? E chi sarebbe?"
Pagus sbuffò, stanco di dover sempre dare retta a persona di dubbia intelligenza: "E' un uomo di nome Jennifer ma abbiamo deciso di chiamarlo così perché è più dignitoso."
Robert McKenzie, in un piccolo attimo di terribile sentimentalismo e pietas (la mettiamo in latino che tanto le parole a caso stanno un po' bene ovunque) provò quasi pena per questo uomo che non riusciva nemmeno a essere conosciuto con il suo nome: Jennifer.
"E io, il prescelto, cosa dovrei fare?"
"Salvare il mio regno e riportarmi sul trono."
"Non potrei fare qualcosa di, non so, più utile?"
Pagus lo occhieggiò dubbioso. "Tipo?"
"Tipo instaurare una democrazia."
"Tipo instaurare una democrazia. No."
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