IL CAVALIERE DI SEMIFONTE
IV
“Ecco…” disse Icaro stringendo le bende attorno al fianco del guelfo ferito “… all’inizio farà un po’ male, ma presto il dolore svanirà.”
Si asciugò la fronte sudata e poi, rivolgendosi ad Ubaldo, aggiunse:
“Quest’uomo ha bisogno di almeno 10 giorni di riposo.”
“Li avrà.” Sentenziò Ubaldo. “Vi sono debitore. E con me tutta la causa guelfa.”
“Sciocchezze, non mi dovete niente.”
“Sono un uomo d’onore io.”
“Non lo metto in dubbio, ma questo non cambia le cose.”
“Disprezzate dunque tanto la causa guelfa” disse Ubaldo “da rifiutare anche il solo pensiero di ritenermi vostro debitore?”
“Amico mio…” rispose Icaro, asciugandosi le mani “… la vostra causa, come quella dei ghibellini, mi è indifferente. Non vi conosco e non mi occupo di voi. Quindi, una stretta di mano tra noi sancirà il giusto epilogo a questa avventura notturna.”
“Fate come volete” disse Ubaldo, dando ordine ai suoi di aiutare il ferito ad alzarsi “ma mi avete aiutato ed io non posso dimenticarlo.”
“Cosa fate?” Chiese Icaro a quegli uomini. “Il ferito non può muoversi da qui, altrimenti rischierà un’emorragia!”
“Non possiamo restare qui…” rispose Ubaldo “… ci troverebbero subito!”
“Voi andate allora” disse il ragazzo “e tornerete a prendere il vostro compagno fra qualche giorno.”
“Non possiamo tenerlo qui!” Intervenne la nonna. “Se lo trovano in casa nostra sarà la fine per noi!”
“Vorreste abbandonare quest’uomo a morte certa?” Chiese alla nonna. “Non ditemi di si, perché non vi crederei.”
“Presto, Ubaldo…” intervenne uno dei suoi compagni “… non possiamo restare ancora qui.”
“Non uscite in strada dal portone, potrebbe essere pericoloso” Disse Icaro. “Sul retro della casa vi è un piccolo passaggio laterale… di là la via è più sicura.”
Così, i guelfi seguirono le indicazioni del giovane.
Ma prima di uscire dalla casa, Ubaldo si voltò e fissò Icaro.
“Un giorno mi sdebiterò.” Disse, per poi sparire con i suoi compagni nel buio della notte.
“Bontà Divina!” Esclamò la nonna. “Vivremo nel terrore fino a quando non verranno a riprendersi quest’uomo!”
“Non siate così preoccupata, nonna…” disse divertito Icaro “… che porta male!”
“Si, scherzaci pure sopra!” Rispose la nonna. “Tu non sai di cosa sono capaci gli uomini quando il demone della follia e della violenza si impossessa di loro!”
“E cosa dovrei fare?” Chiese ironico Icaro. “Chiamare un chierico per benedire la casa?”
“Tu non ti rendi conto!” Gridò la nonna. “Sei come tuo nonno! Anche lui credeva di potersi tenere fuori da queste cose… fino a quando una notte, uscito in strada per chiamare un medico…”
“Nonna, non fate così, vi prego…”
“Si…” sospirò piangendo la vecchia nonna “… fu colpa mia… se solo fossi riuscita a resistere fino al mattino… le strade sarebbero state più sicure…”
Non siate sciocca! Non è stata colpa vostra. Vi sentivate molto male quella notte e la febbre saliva sempre di più… ero piccolo, ma lo ricordo benissimo…”
“Odio quei maledetti!” Gridò con rabbia la nonna. “Li odio con tutta me stessa!”
“Ora calmatevi ed andate a letto.” Disse Icaro accarezzandole il volto.
“E tu cosa farai?”
“Resterò ancora un po’ accanto a quest’uomo.” Rispose il ragazzo. “Voglio solo accertarmi che stia bene… se passa la notte non correrà più alcun pericolo.”
“Buonanotte, figliolo.”
“Buonanotte, nonna.”
Ma prima di salire su, la nonna si voltò verso di lui.
“Tuo nonno sarebbe fiero di te.” Disse.
Icaro rispose con un sorriso.
Ma proprio in quel momento, si udirono dei passi confusi provenire da fuori.
Un attimo dopo, qualcuno bussò con vigore alla porta.
“Aprite, in nome dell’Imperatore!” Ordinò una voce da fuori.
“Oh Cielo!” Disse terrorizzata la nonna. “Chi è?”
“La morte…” rispose con un filo di voce Icaro “… in agguato sulla strada…”
Ed i suoi occhi furono attraversati da un inquieto bagliore.
(Continua...)