Cittadino di Camelot
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Bene… se c’è una cosa che -io credo- possa mostrare il grado di maturità intellettuale è la capacità di voltare pagina. Vogliamo vedere se siamo maturi a sufficienza da poter sorridere alle incomprensioni?
Tenterò -se posso- di farlo io per prima, intanto augurandovi una buona domenica… e poi -se me lo concedete- raccontandovi una storia.
Questa cosa mi è successa la settimana scorsa e avevo già una mezza idea di accennarvela, lo faccio adesso…
Quel pomeriggio a Siena pioveva, e come pioveva! E io, tanto per cambiare, non avevo a disposizione che un ombrello di quelli piccoli piccoli che, per giunta, era anche mezzo scassettato… santa pazienza!! Ho aspettato ad uscire da lavoro che la pioggia diminuisse un poco, ma quando il caso ci si mette in mezzo non c’è niente da fare… Quando finalmente mi sono decisa ad uscire per raggiungere la fermata dell’autobus non pioveva molto, ma non ho fatto in tempo ad arrivare in cima alla strada e la pioggia è aumentata… esponenzialmente! Un diluvio! Un nubifragio! …Bene!!
Oltretutto, un’improvvisa ventata mi ha colta di sorpresa all’angolo e mi ha rigirato l’ombrello, rompendo due stecche e strappando la tela! …Meglio ancora!!
Mi sono allora rifugiata sotto la minuscola tettoia davanti ad un portone, con quello che restava del mio ombrello in mano, fradicia come un pulcino e sentendomi, onestamente, più sfortunata di Paperino!!
Sono rimasta lì per un po’ non sapendo bene cosa fare: mi era preso uno sconforto che non vi dico e la pioggia, se possibile, sembrava aumentare! …Ottimo!
Dopo un po’ che me ne stavo lì, passa un tizio…
ora questo tizio io non so neanche come si chiama, so solo che di tanto in tanto prende il mio autobus e quindi è capitato giusto che ci scambiassimo un ‘buongiorno’ o una ‘buonasera’ occasionalmente.
Il tizio passa, si volta, mi vede, si sofferma, mi guarda un attimo e sorride… io (cercate di visualizzare la scena: ero completamente zuppa, con un ombrello rotto ancora tra le mani perché non sapevo dove buttarlo, i vestiti che parevano appena tirati fuori di lavatrice e i nervi -come si può ben immaginare- a fior di pelle…) ricambio lo sguardo in modo abbastanza truce… per la serie ‘Se c’è qualcosa di divertente, mi è sfuggito ma non ti consiglio di venire a farmelo notare!’
Il tizio, comunque, non si dà per vinto, sorride ancora un attimo poi si avvicina e mi saluta… io, sempre più scorbutica, rispondo a mezza voce. Dopo di che, del tutto inaspettatamente, lui mi chiede se vado all’autobus e se per caso non voglio un passaggio sotto il suo ombrello… Un passaggio? Oddio, quasi quasi…
Così mi ospita lì sotto (…e non capirò mai com’è possibile che vi sia gente sempre pronta a tutto, che anche in piena estate ha a disposizione un ombrello enorme come quello in caso di pioggia!) e mi accompagna alla fermata, chiacchierando per tutto il tragitto assolutamente di niente, tipo ‘ma guarda che tempo…’, ‘e pensare che è piena estate’, ‘e se pensi che la settimana scorsa faceva quel caldo…’
Arriviamo alla fermata e io salgo sull’autobus, lui no. Mi volto vagamente sorpresa e dico: “Scusa, non sali?”
Al che lui -e questo è il motivo per cui vi ho raccontato tutta questa storia-… lui mi dice: “No, oggi torno a casa più tardi perché devo restare a lavoro anche nel pomeriggio! Anzi, ti saluto che devo entrare tra due minuti!”
Io, sorpresa: “Ah, va bene! E dove lavori?”
Lui: “Sotto Pian dei Mantellini!” (che, per voi che -giustamente- non lo sapete, è esattamente dalla parte opposta di Siena! E, per quanto Siena non sia per dimensioni New York, è comunque in direzione precisamente opposta a dove mi aveva accompagnata!)
Ora, perché vi ho raccontato -in modo persino troppo prolisso, temo!- questa storiella?
Perché in autobus, tornando, ho pensato a voi…
Perché, a conti fatti, ciò dimostra che, nonostante le miseria dei tempi di cui sovente si parla, forse la cavalleria non è proprio del tutto morta!
Rallegramenti, dunque!
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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