Elisabeth vagava per la foresta.
Tentava di seguire quella voce che avvertiva quasi a stento.
Era incomprensibile e sembrava mischiare alle parole infantili risate.
Poi quella luce.
Tentò di raggiungerla e quando fu a pochi passi da quella, si accorse di una sagoma che reggeva la lanterna.
Era una donna.
Non sembrava essere molto vecchia, eppure profonde rughe solcavano il suo volto.
Mentre un'espressione dolorosa affliggeva il suo sguardo.
"Elisabeth..." cominciò a dire "... Elisabeth... non siete cambiata per niente... ma forse non vi ricorderete di me... anni fa, nelle lande del nord a Cewick... ricordate una ragazzina dai capelli rossi, la pella chiara e gli occhi blu come il mare di mezzogiorno... Calandrake era il suo nome... il nome di quella splendida fanciulla... non mi riconoscete, vero? Eppure io... sono tutto ciò che resta di quella bellissima fanciulla..."
Intanto nel castello, in una stanza semibuia, a stento illuminata da alcune deboli e stanche candele, la padrona di quel maniero rigirava i sassolini ed i cocci sulla tavola di duro legno inglese.
"Vedo... si, lo vedo..." cominciò a dire "... lo vedo chiaramente..."
"Cosa vedi?" Chiese ansioso Cosimus.
"Vedo il tuo uomo..."
"Guisgard..."
"Si..." disse la donna "... e vedo quella ragazza..."
"Dove?" Chiese con rabbia Cosimus.
"Non è limpido questo... vedo un borgo... vedo sangue..."
"Si deve essere rifugiato in qualche posto sicuro..." disse Cosimus "... ma dove?"
"Forse la donna che è con te può saperlo..."
"Elisabeth!" Esclamò Cosimus, mentre le candele bruciavano e si consumavano in quella tetra atmosfera.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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