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Vecchio 10-08-2010, 20.23.40   #47
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

X

La donna cominciò a riempire due piccoli calici con uno degli elisir portati dalle ancelle e si avvicinò al letto, porgendo ad Icaro quella colorata e profumata bevanda.
“Vedrete che questo vi desterà dai postumi di ciò che accade nei giorni scorsi.” Disse lei.
“Giorni scorsi?” Ripeté Icaro. “Ma da quanto sono qui?”
“Le mie ancelle vi hanno ritrovato sulla spiaggia tre giorni fa.” Rispose lei, assaporando l’elisir che aveva nel calice.
“Ho dormito per tre giorni interi?” Chiese lui stupito.
“Tre giorni e tre notti.”
Icaro si portò le mani sulla fronte massaggiandola.
“Siete stato fortunato a sopravvivere a quella tempesta.” Aggiunse lei. “Gli altri membri della nave sono tutti morti.”
“Tempesta?” Ripeté Icaro. “Si, ora ricordo… la tempesta, la nave…”
La donna lo ascoltava, continuando a sorseggiare dal suo calice.
“Che posto è questo?”
“Siete sul monte Miseno.” Rispose lei. “Sulle coste campane.”
“In Campania?” Domandò lui. “Quindi sono ancora in Italia…”
“Si… nell’antica Magna Grecia…”
“Chi siete voi?” Chiese Icaro. “E perché sono qui?”
“Vi hanno raccolto le mi ancelle.” Rispose lei. “Le onde vi hanno condotto su queste coste.”
“Chi siete voi?” Chiese di nuovo Icaro.
La donna sorrise.
“Potrei essere molte cose.”
Icaro la fissò con attenzione.
“Potrei essere ciò che pensate io sia…” continuò la donna “… o forse solo ciò che desiderate io possa essere… o magari sono solo un sogno, un’illusione…”
“Tutto questo luogo mi sembra un’illusione…” disse Icaro.
“Forse lo è…”
“Qual è il vostro vero nome?” Chiese lui. “E perché mi avete curato?”
“Avrei dovuto lasciarvi morire sulla spiaggia?”
“E perché no…” sussurrò Icaro “… ormai non mi stupisce più nulla…”
“Vi hanno fatto molto male, vero?” Chiese lei.
“Si…” rispose lui con il capo chino “… ormai è come se fossi morto…”
“Sciocchezze, siete vivo invece.” Disse lei. “Non disturbiamo il sonno dei morti.”
“E perché?” Chiese Icaro. “Dovrei temerne l’ira o la vendetta?”
La donna lo fissò sorridendo.
“Sono stati i vivi a farmi del male, non i morti.”
La donna si alzò e si affacciò ad una delle finestre.
“Oggi è una giornata meravigliosa.” Disse guardando fuori. “Rimettetevi presto o vi perderete le meraviglie di questa stagione.”
“Chi siete voi?” Le chiese di nuovo Icaro.
La donna gli avvicinò.
Aveva i lunghi capelli biondi tutti adagiati all’indietro, tenuti da un meraviglioso diadema alveolato, con pietre colorate e paste vitree di straordinario splendore.
E quel viso sembrava ancora più bello.
“Sono Raleria…” rispose lei “… e voi siete nel mio palazzo sul monte Miseno. Ed il vostro nome invece?”
“Mia signora…” rispose Icaro “… io non ho più un nome. L’onta e l’infamia lo hanno coperto. Vi farei un torto se lo rivelassi ora.”
“La giustizia degli uomini non è affar mio e non mi riguarda.” Disse lei. “Altrimenti anche io porterei danno e colpa sul mio nome.”
“Chi siete veramente?”
“Una donna.”
“Solo una donna?” Domandò di nuovo Icaro.
“Vi sembra poco?”
“No, ma mi sembrate una donna molto particolare.”
“Tutte le donne lo sono.”
“Non come voi, vi assicuro.”
“Eppure la creatura più vicina a Dio è una donna.” Disse lei.
“Verissimo.”
“Comprendete quindi che una donna è sempre un qualcosa di speciale.”
“Vivete qui da sola?” Chiese lui.
La donna sorrise.
“Perché mi fate questa domanda?”
“Ecco… per sapere di più di voi, immagino…” rispose Icaro vagamente imbarazzato.
“Riposate e riappacificatevi con voi stesso.” Disse lei. “Così che possiate finalmente rivelarmi il vostro nome.”
“Non sono stanco ora…”
“Credete?” Domandò Raleria, cominciando poi a soffiare dolcemente verso Icaro.
“Che strano… tutto d’un tratto… mi sento… ho… sonno…”
Ed il giovane naufrago cadde addormentato su quel morbido giaciglio.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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