Finalmente ho avuto il tempo di leggere ogni capitolo con calma, dunque, come promesso, ecco la mia risposta
Prego, messere, mettetevi comodo... come dite? Se è una cosa lunga? Be' mi sono dovuta mettere al passo con gli altri fedeli lettori dunque... sì, sedete comodamente e sorseggiate la vostra bevanda... io ho buttato giù qua e la una serie di osservazioni... come direbbe Cyrano, ve le lancio ciuffo per ciuffo senza farne un mazzo!
I
Icaro e Gaia… nomen omen? Mi auguro che la sua fine sia diversa da quella del suo più famoso predecessore, ma devo ammettere che il solo leggerne il nome me l’ha fatto immaginare come un uomo il cui spirito possiede delle ali, tese e spiegate nell’atto di spiccare il volo.
“Lei lo fissava senza dire nulla, affascinata com’era dalla passione e dai sogni del suo amato.”
"I suoi sogni in piena luce
Fanno evaporare i soli…"
III
“E’ curioso…”
“Cosa è curioso?” Chiese Ubaldo.
“Il metro che utilizzate per definire chi è uomo da chi invece non lo è.”
E già… ci sarebbe proprio da discorrere su questo punto… quale sia il metro per distinguere chi è uomo da chi non lo è… quale sia il metro del mondo, il metro condiviso da tutti perché è più facile muoversi in una società popolata di etichette e corrette definizioni… oppure… oppure scegliere di essere liberi, rispondendo esclusivamente alla propria coscienza e alla forma che abbiamo dato al nostro ideale.
V
“Nulla è peggiore che ricordare la gioia quando si è nella pena.
I ricordi, le sensazioni, l’eco di un passato ormai svanito allora ti assalgono.
Ti travolgono, come il mare tempestoso fa con il naufrago, scuotendolo in balia delle sue onde e della furia dei venti.
Ma la furia degli uomini è forse anche peggiore.”
Eppure, mio signore, il nostro Icaro dovrebbe ricordare, nei vagabondaggi del suo pensiero, di quale fosse l’ultimo dono lasciato dagli dei sul fondo del vaso di Pandora…
“L’uomo non ha il dono della compassione e della misericordia per i suoi simili.”
Quanto è dura questa frase, ed insieme quanto è vera! Lo sapevano i latini,
homo homini lupus… ed è triste pensare che, pur essendo quasi pari a dei all’interno del piano della creazione, siamo al contempo la specie che ha saputo elaborare le peggiori forme di tortura e perpetrare le più basse forme di ingiustizia contro i propri simili.
“Il demone della follia”
Di tutti i demoni, il più seducente… il decreto divino condanna inesorabilmente coloro che scelgono di abbracciare la morte… il dubbio amletico ferma la mano dell’uomo sulle soglie di quel mondo che non conosciamo… allora il demone della follia comincia a danzare… il consolante sonno della mente, il silenzio dell’oblio, anestetizzante come la morte in mare.
VII
Non posso citare nulla, perché dovrei, ad onor del vero, citare tutto… una poesia… un intero poema della disperazione, dei sogni infranti e dei sogni rubati, l’anima che vola via ed insieme la vita, la vita che non si vuole mai abbandonare… possente, infine, il clima biblico della fine… l’orrore del Leviatano, poi la mano di Dio…
tu che abiti al riparo del Signore e che dimori alla sua ombra, dì al Signore “Mio rifugio, mia roccia in cui confido…”
X
Nausicaa? Uhmmm… a primo acchitto, per la prossimità geografica e per la pericolosità intrinseca che emana questa donna mi balena più in mente il nome di una certa Circe…
XI
““Per un cavaliere attaccare un nemico disarmato” continuò a dire lei “è un’onta, un’azione da vigliacchi. Mentre invece per un samurai giapponese è possibile uccidere un uomo disarmato mozzandogli il capo con un colpo solo. Questo salva loro l’onore. Come vedete, ai due estremi del mondo l’onore assume significato e valore diversissimi.”
Mi spiegherete un giorno della vostra passione per l’Oriente? E quanta consapevolezza avete dell’affilata Spada Taia?
XII
“Quella donna, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua voce, i suoi modi.
Aveva qualcosa.
Un qualcosa di misterioso, che affascinava, attraeva.
Quella donna possedeva una sensualità sconosciuta ad Icaro.
Era così diversa da tutte le altre.”
Uhmmm… non vorrei essere nei panni di Icaro… esistono alle volte seduzioni che vanno oltre ogni nostra fantasia, accordi inaspettati di anime che entrano in risonanza, al di là della ragionevolezza e della costanza delle nostre intime scelte…
XIII
“In certi momenti, quando si fermava a guardarsi dentro, si sentiva spento, apatico, come se le avversità della vita l’avessero fiaccato.
In altri momenti invece, quando si sentiva troppo stanco anche solo per pensare, tutto gli appariva superfluo.”
"Recentemente, sebbene io non ne conosca il perché, ho perso ogni gusto per il divertimenti, ho smesso l’esercizio – il mondo intero mi appare sterile e vuoto. Questo splendido baldacchino che noi chiamiamo cielo – il maestoso tetto decorato di raggio di sole dorati – perché per me non è niente più che aria densa di esalazioni?"
““Non vi piace più stare qui?” Chiese lei come vinta da una strana inquietudine.
Icaro la fissò.
“Al mondo c’è anche altro…” rispose.”
Eccolo, è lui… Ulisse!...
“Venite, amici, che non è tardi per scoprire un mondo nuovo…”
XIV
““Che voto?” Chiese Icaro.”

Già… che voto?
XV
Tutto il pathos di questo arrivo è stato un climax ascendente perfetto, la giusta guida per condurci, al culmine dell’emozione, a scoprire, insieme ad Icaro, la sorprendente immagine finale. Lavoro magnifico.
XVI
“Archimede pare sia morto così…” cominciò a dire all’improvviso quel l’uomo senza voltarsi verso Icaro “… intento nei suoi scritti, mentre un soldato romano lo trafisse incurante di chi aveva davanti. Tutto questo durante la presa di Siracusa da parte dei romani.”
“Ma io non sono Archimede” aggiunse quell’uomo voltandosi verso Icaro “e voi, evidentemente, non siete un soldato.”
“Un soldato sa scivolare alle spalle del suo nemico”
Che uomo interessante… sono già rapita!
XVII
Dall’immagine che avete scelto, sembrate suggerire che il nostro indomito viaggiatore e novello Dante abbia alfine trovato il suo Virgilio…
… signore, vengo al dunque e concluso, dopo tante parole: questo racconto si apre come un fiore, disvelando piano piano le suggestioni di antichi segreti e di nuove speranze. Quando la Musa busserà di nuovo alla vostra porta, vi prego di accoglierla con la grazia che merita, e di avere la bontà di continuare insieme a noi questo viaggio.