Carcassonne! Le alte e ruvide mura di pietra grezza si avvicinavano rapidamente mentre la mia piccola compagnia procedeva al trotto lungo l’ampia strada che portava in città. Com’era bella Carcassonne, così imprendibile e fiera sulla cima della collina! Quel fulgido sole mattutino la inondava di luce, carezzando gli alti bastioni e indugiando tra le irregolarità delle mura… e allora pensai a Guisgard: avrei tanto voluto che fosse lì in quel momento, lui che così a lungo mi aveva parlato dello splendore della sua terra, avrei voluto fosse lì perché potesse vedere la magnificenza della mia, il suo calore, la sua joie de vivre… Guisgard… oh sì, avrei voluto che fosse lì! Avrei voluto rivederlo un’ultima volta! O anche, soltanto, sapere che stava bene! Ma scacciai quell’idea… era un’idea da sciocca, mi ammonii.
Uno dei cavalieri suonò il corno e allora vidi gente dai campi correre verso di noi, salutando ed esultando… ne fui intenerita, rendendomi conto quanto in fondo amassi quella terra e quella gente. Ero stata una stupida, pensai, ad identificare Carcassonne con mio padre… perché il visconte non era Carcassonne! Carcassonne era pietra e terra, era il cuore di quelle persone, era il loro calore, i loro sguardi, la loro fatica quotidiana, la loro vita… Quelle persone che sembravano ripagarmi con lo stesso affetto e devozione. Quanto dovevo apparire felice ai loro occhi! Quanto dovevo apparire fortunata a loro, che probabilmente non potevano vedere quella gabbia di parole e compromessi in cui ero chiusa!
Entrammo nella prima cerchia di mura ed attraversammo il portone della seconda, per poi prendere la strada lastricata in salita che portava verso il palazzo. Quante e quante volte prima di quel momento avevo percorso quella strada, eppure mai mi era sembrata tanto lunga e faticosa: quella strada ora somigliava alla scala del patibolo per me.
Di fronte al palazzo c’era un gran fermento di paggi e guardie… ma la mia attenzione fu attratta da Alvien, la mia buona nutrice. Le sorrisi. Fu lei che mi prese non appena smontai da cavallo, che fece uno sbrigativo cenno di assenso a Gerard e poi mi spinse via, dentro il palazzo, al riparo e lontana dalla confusione. Lasciai che l’amorevole braccio di Alvien mi conducesse fino a quelle che erano sempre state le mie stanze, parlava ma io non ascoltavo… ero affranta, mentalmente sfinita.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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