Cittadino di Camelot
Registrazione: 21-08-2010
Messaggi: 596
|
La prima luce del mattino... Morrigan restava immobile, con i lunghi capelli sparsi sul suo petto. Solo i suoi occhi erano vivi, e vagavano lentamente, accarezzando tutto ciò che li circondava. Mion respirava piano e aveva sul viso il sorriso felice di chi fa bei sogni.
Morrigan si sciolse silenziosamente dal suo abbraccio, per non turbare quel suo momento di beatitudine. Si fermò un istante ancora a guardargli il viso, da cui era scomparsa finalmente ogni ombra e ogni dolore. Si chinò, gli baciò lievemente i capelli, le palpebre e la mano di lui che restava abbandonata sul cuore, come nell'atto di stringerla ancora a sè. Quindi si levò in piedi. Si gettò addosso il suo mantello, chè le parve di sentire freddo, ora che era così distante da lui. Quindi si mosse, come seguisse istintivamente un richiamo urgente. L'orlo del suo mantello sfiorò le armi abbandonate sull'erba, poco distanti dal luogo in cui avevano trascorso la notte... le loro spade, che avevano lasciato cadere a terra, si erano incrociate e sulla lucida lama le goccie di rugiada risplendevano come perle.
Morrigan passò oltre, e si diresse verso lo spiazzo in cui avevano dato battaglia agli uomini di Cosimus. Il suo cuore era gravato da un pensiero, che era giunto a lei con le prime albe... Elisabeth... dove sei? Morrigan non riusciva a non rimproverarsi della sua troppo, troppo tardiva sollecitudine... quanto, quanto stolta... e quanto egoista sono stata? Aveva dimenticato ogni cosa in quell'abbraccio... tu lo sapevi già, vero Elisabeth? L'avevi visto, avevi visto già ogni cosa nel momento stesso in cui la tua mano si era tesa a curarlo, nella foresta, quel mattino, quando io stessa ancora ignoravo il suo valore... così la gioia di quella notte le appariva inevitabilmente sempre più macchiata e imperfetta, perchè quella sua gioia era costata dolore ad una persona che lei pure amava e che aveva promesso di aiutare... mi perdonerete mai, Elisabeth? O mi perdonerò, io stessa?
In preda a questi pensieri, si aggirava silenziosa su quello spiazzo di terra battuta... il carro ribaltato, i rami anneriti e contorti dalle fiamme, il sangue che ancora chiazzava il terreno... sono questi gli araldi e le insegne della vittoria?, si domandò con tristezza. Il corvo nero si aggirava sul campo di battaglia, e vedeva il nulla riflesso nei suoi stessi occhi... dove sei, Elisabeth? Non c'è più niente di te, in questo luogo?
Mentre pensava questo, vide di nuovo quella luce, quel frammento d'ambra, lo stesso che durante la battaglia era sfrecciato davanti ai suoi occhi, rassicurandola. Lo vide scintillare e levarsi in volo, e insieme a quel bagliore dorato, vide levarsi l'anello che Elisabeth aveva dato a Guisgard. Allora comprese che la Natura stava ancora lottando, e che lo spirito di Elisabeth resisteva e permaneva ben oltre il suo sguardo cieco.
Si inginocchiò, affondò le mani nel terreno, fino a sentirsele pregne della linfa della terra, quindi chiuse gli occhi e con la mente e con il cuore, andò in cerca dello spirito della sua maestra... Elisabeth, so che potete sentirmi... le radici si muovono sotto terra, raggiungendo distanza infinite... l'acqua si scava la sua strada, collegando terre diverse e distanti... Elisabeth, io sono ancora qui... sento che il vostro spirito si sta affievolendo... resistete, restistete! Ho visto che le forze della Natura stanno già correndo in vostro soccorso... non andate, Elisabeth... gli uomini non avranno vittoria su di voi... stanno arrivando, stanno arrivando per salvarvi! Io veglierò con voi, il vostro spirito è il mio, la mia forza è la vostra forza... resterò a vegliare fino a quando Guisgard non vi avrà trovato, e per tutto il tempo, io vi terrò la mano!
__________________
"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
|