Fui di nuovo convocata da mio padre, ma mi stupii quando entrai nella sala e non lo trovai solo.
Lessi rapidamente e in silenzio la lettera che mi porgeva e lentamente, man mano che i miei occhi la scorrevano verso il basso, un brivido di rabbia iniziò a scuotermi tutta… un pacchetto! Questo ero per loro: un pacco di poco valore, da spedire all’occorrenza in Normandia, in Borgogna o dovunque avrebbe fatto più comodo!
“Padre…” iniziai, ma lui mi ignorò e continuò a parlare con gli uomini come se non ci fossi.
Anche loro non badavano affatto a me, pur parlando di ciò che doveva riguardarmi, del mio futuro, della mia… la mia fertilità? Alle parole dell’uomo alzai gli occhi e lo fissai. Ma come… come si permetteva?
“Signori!” dissi di nuovo, ma di nuovo venni ignorata.
Infine i due uomini si inchinarono al Visconte e se ne andarono, senza degnarmi neanche di uno sguardo.
Così rimasi di nuovo sola con mio padre…
“Fortunata davvero!” risposi in tono vagamente acido alle sue parole “Sono lieta abbiate concluso un sì buon affare questa mattina, padre! Unico inconveniente, pare, sta nel fatto che Alvien aveva già fatto ricamare la croce di Borgogna su qualsiasi cosa mi appartenesse… sarà seccata di dover mutare il tutto nei leoni passanti di Normandia, credo!”
Così dicendo, mi inchinai appena e uscii dalla sala.
Raggiunsi la mia stanza quasi a passo di marcia: tremavo di indignazione! Borgogna… Normandia… certo, che differenza faceva per loro?
Mi soffermai un attimo, sorpresa da quel pensiero: ma, in fondo, che differenza faceva anche per me? Nessuno di loro era la persona che avrei sognato… che differenza, dunque, poteva fare Borgogna o Normandia?
E l’indomani sarei stata in viaggio verso quella nuova improbabile situazione… un intollerabile senso di nausea mi prese allo stomaco!
Conoscevo un solo modo per allontanare i cupi pensieri.
Entrai nelle stalle come una furia…
“Sellatemi un cavallo!” gridai agli uomini che erano lì “Anzi, sellatemi il cavallo di Raphael!”
Udii i mormorii timorosi degli stallieri, ma non avevo voglia di discutere…
“Adesso!” ordinai.
Nessuno montava mai quel cavallo nervoso e impetuoso, nessuno tranne Raphael era mai riuscito a dominarlo… tuttavia io e lui avevamo raggiunto una sorta di tacito compromesso dopo la morte di mio fratello.
Due minuti dopo ero in sella, uscimmo dalla città e ci lanciammo al galoppo sfrenato per la campagna… mi sentii meglio: il vento mi scompigliava i capelli e si portava via tutta la mia tristezza, la mia rabbia, la mia frustrazione…
“Una dama non può cavalcare come un uomo!” mi rimproverava sempre mio padre quand’ero piccola… ora quelle parole mi risuonarono nelle orecchie.
“Al diavolo!” sbottai, saltando un muro basso che ci trovammo davanti e proseguendo quella folle corsa in cerca dell’oblio dei sensi.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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