Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 27-09-2010, 05.00.11   #229
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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ARDEA DE' TADDEI

"Oreste <<Proprio a te parlo: soccorri, padre, i tuoi cari.>>
Elettra <<E io aggiungo la mia voce tra il pianto.>>"
(Eschilo, Orestea, Coefore)


I due si fissarono per alcuni lunghissimi istanti, perdendosi ciascuno nello sguardo dell’altro.
Memmone era robusto e forte e nonostante l’età non sarebbe stato facile per nessuno avere la meglio su di lui.
E mentre Ardea lo fissava, fu investito ad un tratto da un mare di ricordi.
Egli rivide suo padre mentre lo allenava.
Quei giorni luminosi alle Cinque Vie.
Giorni fatti di duro allenamento e snervanti sacrifici.
Suo padre era duro e non concedeva riposo.
“Cavaliere è un modo di essere, non di fare!” Soleva sempre dire.
Quanto aveva ragione, pensava oggi Ardea.
Solo quel ferreo addestramento avrebbe potuto renderlo il cavaliere che era oggi.
Se il suo spirito ed il suo fisico non fossero stati forgiati da quegli insegnamenti, egli non sarebbe sopravvissuto alle disumane Questioni che era stato costretto ad affrontare.
E come il Sole illuminava, in quei giorni ormai lontani, il castello delle Cinque Vie, così oggi l’astro infuocato rendeva chiara e lucente quella capanna.
Ma suo padre non c’era più.
C’era però quel misterioso uomo che lo incitava e lo spronava.
“Battiamoci, cavaliere!” Esclamò all’improvviso.
Un momento dopo si ritrovò Ardea addosso.
Il cavaliere, con un fulmineo balzo, lo aveva braccato.
“Notevole, ragazzo mio!” Disse Memmone. “Ma lo slancio del cerbiatto e la rapidità della lepre risulterebbero vani se non fatti seguire dalla forza del toro!”
Ardea aveva afferrato le sue muscolose braccia e cercava di immobilizzarlo.
Ma la stazza di Memmone era il doppio della sua e con un deciso quanto poderoso gesto, l’anziano uomo si divincolò dalla presa del giovane cavaliere.
“Quando deciderete di attaccare il vostro nemico” lo riprese Memmone “accertatevi di avere le possibilità per poterlo fare!”
Ardea rapido indietreggiò ed evito il tentativo di presa del suo avversario.
“Molto bene!” Esclamò Memmone. “Il giovane gufo ha ritrovato l’agilità e si libra sicuro con le sue veloci ali!”
Poi rise di gusto.
“Ma ora è il momento decisivo della battaglia...” aggiunse “... l’attimo nel quale si compie il destino dei due pretendenti alla vittoria! Occorre decisione e fermezza!”
Ardea lo fissò senza dir nulla.
“Altrimenti la sciagura è già sopra di voi!” Concluse Memmone.
In quel momento allora Ardea si lanciò sul suo avversario e strinse i suoi fianchi come in una morsa.
Per qualche istante i due contendenti furono scossi ciascuno dalla forza dell’altro.
“E’ dunque questa tutta la vostra forza, cavaliere?” Chiese severo Memmone. “Di questo passo non risolverete mai le altre Questioni che vi sono rimaste! Anzi, forse troverete la morte proprio nella prossima!”
“Maledizione!” Ringhiò Ardea.
“E il vostro fallimento sarà il fallimento di vostro padre!” Aggiunse Memmone.
In quel momento Ardea sentì un misto di delusione e pena nel suo cuore.
Ma più ancora avvertì una rabbia folle e smisurata.
Una rabbia contro se stesso.
Una rabbia che lo spinse a maledire la sua debolezza ed il suo egoismo.
Sentì allora una forza senza eguali sorgere in lui.
Una forza mai avvertita prima.
Strinse ancor più vigorosamente i fianchi del suo avversario e con un rapido e deciso movimento lo scaraventò verso terra.
Memmone cadde pesantemente, fracassando gran parte del letto, che fortunatamente attutì la sua rovinosa caduta.
“Avete recuperato in pieno la vostra salute, mio giovane cavaliere!” Esclamò dopo qualche istante Memmone.
Ardea lo fissava ansimando per la fatica.
Tutto questo mentre i vigorosi e caldi raggi del Sole invadevano e riscaldavano quella capanna attraverso un alone aureo e luminoso.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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