[Morrigan]

E' notte.
Il cielo stillante d'acqua del meriggio ci restituisce un firmamento più vero.



Restare per ore tra la rugiada dei campi, per sfuggire alla malinconia.
Guardare la Luna, in un silenzio assorto che ne condensi i millenni di instancabile guida.
Dimorare in quello spazio infinito e immortale che gli dei hanno concesso ai comuni mortali per consolarli della brevità della loro vita terrena...

Rientro a Camelot.
C'è silenzio nel giardino, stanotte. Non un ombra, non un sussurro.
Il vialetto è vuoto.



Mi arrivano echi di voci lontane e di risate dalla sala grande del castello.
Si festeggia, in letizia, come sempre accade tra gli amici.
La sera è così chiara e fresca da rendere impossibile il sonno.
Il profumo intenso dei gelsomini che si arrampicano splendenti sulle petrose mura del palazzo attesta la loro sovranità sopra ogni fiore.



Confondo l'anima con il movimento delle nuvole sottili che si distendono assopite, stiracchiandosi contro il cielo.
Immagino in un istante tutti i mondi possibili, annullando, in quelle sacre nozze, ogni pensiero che sia per me, che sia per te...
Sento il brusio dell'universo, il rumore pulsante della vita in rigoglio delle piante, il sospiro di affanno della Luna che sale il suo pendio e si sostiene su di noi, il grido delle donne e degli eroi fissati per l'eternità sulla volta celeste... e non sono triste, non sono più triste...
Il mio tempo immobile, il tuo tempo eterno, hanno smesso di esistere, annullati nel bagliore fulmineo di questo istante blu notte.

Dormi serena, Camelot.
Tra le tue mura si annida, imperitura, la meraviglia!