Morven restò per un lungo istante a fissare quel cavaliere, e ascoltandolo in quello scambio di battute con Belvan, ne ricavò un'impressione ben strana.
Nel primo momento in cui l'aveva scorto, lottare con infinito coraggio e disprezzo del pericolo contro quel gruppo di uomini, aveva provato profondo stupore e ammirazione, e desiderio di combattere al fianco di un simile cavaliere. Ma in quel momento, sentendolo rivolgersi a loro a quel modo, senza un minimo di gratitudine, anzi, quasi chiedendo loro soddisfazione, Morven si domandò che razza di uomo fosse mai quello.
Vide il suo capitano vacillare di fronte a quel disprezzo, e vide poi che Belvan riusciva infine a domare il suo impeto, com'era giusto che un nobile cavaliere facesse in quelle circostanze. Ma lui, Morven, era ancora troppo giovane e sanguigno, e il suo amore per l'ordine non aveva ancora vinto la sua oscura passione per il caos.
Istintivamente si girò a fissare Guisgard, inchiodandolo con uno sguardo profondo e singolare.
"Il mio capitano è prudente, mio signore" disse, rivolto a lui, con voce fosca, "ma vi sta portando un rispetto che voi di certo non state meritando!"
__________________
"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
|