Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 15-10-2010, 19.04.59   #240
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

"In un luogo lontano, lontano dalla vista di tutti,
crebbe dalla giovinezza alla vecchiaia un venerabile
eremita. Il muschio era il suo letto, la caverna la sua
umile cella, i frutti erano il suo cibo, la fonte cristallina
la sua bevanda. Lontano dagli uomini, trascorreva con
Dio i suoi giorni: pregarlo era il suo dovere, lodarlo il suo
piacere."
(Parnell, L'eremita)


Ardea smontò allora dal suo Arante e si diresse verso quella massiccia ed austera porta.
“Fa attenzione!” Gli gridò Biago. “Questo luogo sembra lamentevole ed ostile!”
“Questa è una chiesa” rispose Ardea non curandosi più di tanto delle premure del suo scudiero “e non ci negherà un riparo!”
E quando fu davanti alla porta, si accorse di un curioso oggetto che pendeva inchiodato ad essa.
“Cosa guardi?” Chiese Biago, incuriosito dall’esitazione mostrata dal suo compagno.
“Questa strana cosa...” rispose Ardea toccando quell’insolito oggetto “... sembra un fascio di capelli... anzi, sembra crine di cavallo...”
“Già.. sembrerebbero...” disse Biago fissando l’oggetto con attenzione e curiosità.
Ardea bussò allora con vigore su quella porta, mentre il sibilo del vento si faceva sempre più sinistro ed inquietante.
Nessuno rispose da quella porta ed Ardea bussò di nuovo, con ancora più forza.
Ad un tratto si udì abbagliare con forza un cane.
“Sembra provenire da dietro la porta...” disse Biago.
Ardea bussò ancora, quasi a far scricchiolare quella porta.
L’abbagliare di quel cane si fece più disperato e rabbioso, come a voler scoraggiare ed intimorire i nuovi arrivati.
“Anche se buttassi giù quella porta” disse Biago impressionato dal vigore che mostrava quel cane nell’abbagliare “quella belva ci farebbe a brandelli prima di oltrepassarne la soglia.”
Ma Ardea incurante del prudente parere di Biago bussò di nuovo, con ancora più decisione.
Ad un tratto, sovrapponendosi ai versi ed ai ringhi di quel cane, una voce si udì da dietro la porta.
“Chi bussa a quest’ora?” Disse. “Questo è un luogo sacro e disturbate le mie orazioni!”
“Degno padre...” rispose Ardea “...siamo viandanti colti dal sopraggiungere della notte. Abbiamo fame e freddo. In nome di San Raffaele protettore dei viaggiatori vi chiediamo un riparo per la notte.”
“Non sapete che è peccato” disse infastidita quella voce “interrompere le orazioni di un monaco? Il giorno volge alla fine ed io non sono dispensato dai miei obblighi. Ripartite e non indugiate oltre ad infastidirmi. Io pregherò per voi.”
“Non vi recheremo noie e fastidi, statene certo.” Si giustificò Ardea. “Né abbiamo intenzione di interrompere le vostre sante mansioni. Ma non possiamo proseguire oltre poiché la notte è ormai calata e la strada ci è sconosciuta. Siate un buon samaritano ed accoglieteci nel vostro eremo per stanotte!”
“Buon fratello...” disse la voce dalla porta “...tornate da dove siete venuto e vedrete che non vi accadrà nulla. Ora lasciatemi perdere che ormai solo a stento riesco a frenare il mio cane. Esso non è un buon cristiano e non conosce la pietà per i suoi simili. Figuriamoci per gli sconosciuti! Ora, ascoltatemi, allontanatevi e le mie orazioni saranno per voi in questa notte.”
“Forse è meglio proseguire oltre...” consigliò timidamente Biago, intimorito com’era dalle parole udite da quella porta.
“Un cane è degno se tale è il suo padrone!” Eslamò irritato Ardea. “Esso non ha la coscienza cristiana e la vostra vi si ritorcerà contro se ora ci lasciate al freddo ed all’oscurità della notte!”
“Ingenuo figlio...” rispose fingendosi calma quella voce “...non fui io a chiamarvi qui. Queste vie non si attraversano nelle notti invernali! Il detto recita aiutati che Dio ti aiuta! Non fu perciò per suo volere, né per il consiglio di San Raffaele, che giungeste in queste lande! Non coinvolgetemi quindi nella vostra avventatezza e partite da casa mia!”
“Se vi è una croce” tuonò Ardea “allora questa è la casa del Signore! Egli aprì le porte a tutti e voi farete altrettanto o, su quanto ho di più sacro, spezzerò questo legno con il vigore della mia spada!”
“Briganti, non temete neppure la casa del Signore?” Gridò quella voce, liberando finalmente la sua insofferenza. “Se volete aprirò questa porta, ma solo per aizzarvi contro il mio cane!”
“Come me ed il mio scudiero anche la mia spada è a digiuno... il vostro cane capita a proposito!” Rispose Ardea ormai travolto dalla rabbia.
“Andate via, figlioli, vi supplico...” quasi supplicò quella voce “... le provviste che possiedo potrei dividerle solo con il mio cane, tanto sono indegne e sgradevoli, quanto al giaciglio è costruito per fare penitenza, non per riposare uno stanco corpo. Datemi ascolto e ritornate da dove siete giunti.”
“Cosa temete?” Chiese Ardea. “Che siamo furfanti e ladri? Credete che si possa solo pensare di attentare ad un santo luogo senza subire il giusto castigo dal Cielo?”
“Vedo che siete buoni cristiani... vi supplico quindi di proseguire oltre...”
“Ed il vostro saio non fa anche di voi un degno cristiano?” Chiese Ardea. “Aprite questa porta ed accoglieteci come insegna il Santo Vangelo.”
“Andate via!” Intimò allora quasi disperata quella voce. “Non capite... non sapete… ed io non voglio il vostro sangue sulla coscienza!”
Ardea e Biago, a quelle misteriose ed inquietanti parole, si scambiarono un rapido sguardo.
“La morte ci è da sempre alle calcagna, in questo nostro viaggio.” Rispose Ardea. “Qualsiasi cosa potrebbe accaderci non sarà mai riversata su di voi… dateci un giaciglio per questa notte ed all’alba, vi giuro sul mio onore, ripartiremo per sempre dal vostro eremo.”
Per alcuni istanti non si udì più nulla provenire da quella porta.
Neanche la rabbia del cane.
Poi, ad un tratto, si sentì scorrere una pesante catena e l’aprirsi di diversi lucchetti.
Un attimo dopo quella porta finalmente si aprì, mostrando il suo interno ai due viaggiatori.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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