ARDEA DE' TADDEI
"Ora l'eroe dal grande coraggio si pentì quanto mai
d0essere stato così pigro a domandare quanto stava
presso l'infelice suo ospite."
(Wolfram Von Eschenbach, Parzival, libro V, 256)
“Cos’avete, frate?” Chiese Ardea con un tono austero, di chi si attendeva di udire i peggiori auspici del mondo.
Il frate restò in silenzio per alcuni interminabili istanti.
Fissava il braciere con uno sguardo tanto intenso che pareva voler gareggiare per ardore col fuoco stesso.
Nella stanza intanto, attraverso la finestra aperta violentemente dal vento, era giunta una morsa di gelo che attanagliava ogni cosa.
Da fuori, come se percorresse l’intera vallata, un infausto lamento si diffondeva folle nell’aria, generando negli animi nei tre un sordo ed innaturale tormento.
Biago allora chiuse con forza quella finestra, come a voler zittire quel lamento di morte che sembrava giungere da un indicibile incubo.
E quando il freddo e quel visionario eco svanirono, il frate, come destatosi da un irrazionale sonno, riprese la parola.
“Vi avevo avvertiti...” disse quasi confusamente, senza smettere di fissare il fuoco con quel suo grottesco sguardo “... vi avevo avvertiti...”
“Cosa accade in questo luogo, frate?” Chiese ancora Ardea, percependo totalmente il malessere del chierico.
“Il vostro sangue...” disse il frate “... il vostro sangue cadrà su di me…”
“Il nostro sangue ed i nostri peccati cadranno solo su noi stessi.” Rispose Ardea. “Ma le vostre parole dipendono invece da voi solo. Diteci cosa vi turba, frate?”
Il chierico allora si sedette, come vinto da quel suo misterioso tormento, su un piccolo sgabello posto accanto al braciere.
Si portò le mani fra i capelli e si strofinò forte gli occhi.
Poi fissò il vuoto della stanza con lo sguardo umido e pietoso.
A quel punto Ardea gli prese con forza un braccio e lo scosse con vigore.
“Frate!” Urlò quasi a destare lo smarrimento che dominava il chierico. “Frate, parlate in nome del Cielo!”
“Andate via!” Gridò alzandosi in piedi il frate. “Andatevene o finirete come tutti coloro che hanno cercato di giungere o di fuggire da questo luogo di morte!”
Biago sbiancò a quelle parole.
“Cosa ha portato la morte in questa vallata?” Chiese Ardea. “Dovete dircelo, frate!”
“Lasciatemi perdere, dannati!” Urlò il frate liberandosi dalla presa di Ardea. “Non voglio le vostre anime a tormentare la mia coscienza!”
“Se non ci direte tutto” gridò Ardea “allora non solo le nostre anime saranno una colpa della vostra coscienza, ma anche quelle di tutti coloro che continueranno a perire nel male che alberga quaggiù!”
Il frate, come scosso da quelle parole del cavaliere, fissò per qualche istante i suoi occhi.
Il suo volto era come vinto dal più assurdo degli orrori.
Un orrore tuttavia reale, che sembrava, a sprazzi, rendere folle quel frate.
“Siamo giunti qui per aiutarvi!” Gridò ancora Ardea. “Il duca in persona ci ha inviato a Maddola!”
“Aiutarci?” Ripeté con una grottesca espressione il frate. “Nessuno può aiutarci! Nessuno! Possiamo solo confidare nella Misericordia di Dio che possa chiamarci presto a Lui e liberarci da questo giogo di morte!”
Rise follemente e corse verso la porta, come se volesse fuggire dai suoi demoni.
Demoni che sembravano avergli sottratto il senno.
Ma Ardea lo raggiunse e lo braccò.
Lo tenne stretto, mentre il frate si dimenava con tutte le sue forze.
Forze che sembravano essersi quadruplicate per la follia.
“Aiutami a tenerlo, Biago!” Gridò Ardea. “Ha una stazza poderosa e sembra impazzito!”
Biago allora lo prese per le gambe ed insieme al suo amico lo sollevarono, portandolo poi di peso sul modesto giaciglio che il chierico usava come letto.
Lo tennero fermo a fatica per lunghi momenti.
Fino a quando, finalmente vinto dalla sua stessa foga, cadde addormentato.
“Credevo che avesse forze infinite...” disse ansimando Biago “...ma, in nome del Cielo... cosa può averlo ridotto in questo stato? E’ un uomo di Chiesa... dovrebbe trovare sostegno nella sua Fede... invece qualcosa sembra averlo reso folle. Ma cosa?”
“Il male. Il male nella sua forma più reale.” Rispose Ardea, mentre fissava i bagliori del fuoco che si consumavano sul braciere.
Un fuoco che sembrava disegnare orrende e grottesche figure sulle austere pareti della stanza.
(Continua...)