Risposi al suo saluto con capo chino, cosi mi avevano insegnato i monaci dell'abazia , il rispetto per le persone sconosciute.
Sollevando il capo non feci a meno di notare il suo sgardo, fiero e nobile , ma con un velo di tristezza che nascondevano la luce dei suoi occhi.
Di certo avevano brillato in un tempo passato, ma ora quella luce piano piano si stava spegnendo.
Non era mia abbitudine fare domande , per questo stetti in silenzio, seduta accanto al camino , lasciando i due cavalieri ai loro discorsi.
Intanto fuori all'improviso inizio a piovere e se prima non sarebbe stato prudente continuare il mio cammino , adesso lo sarebbe stato ancora meno.
Stando seduta accanto al fuoco, non potei fare a meno di ritornare indietro con la mia mente , a quando vivevo nell'abazia , lontana da pericoli e false parole.Dove tutto aveva un significato , dove ad ogni mia domanda esisteva una risposta.
L'abazia era meta di numerosi pellegrini , che arrivavano da ogni parte del regno e tra questi anche cavalieri che per qualsiasi motivo , anche il più disperato, chiedevano aiuto ai monaci, famosi per la loro antica conoscenza su ogni mistero della vita.
Ed io stavo là, protetta da tutto e da tutti, cercando di raccogliere e conservare tutto ciò che mi veniva insegnato,in un bagaglio di esperienza , da portare con me il giorno che avessi deciso di lasciare il monastero.
Mentre la mia mente era immersa in un tempo passato, lo scivolare di un tronco dal fuoco destò la mia mente riportandola alla realtà.