Nel villaggio dei nani, Icarion era stato messo nella prigione di quei piccoli uomini.
"Qui avrai tempo per riflettere sui tuoi bollenti spiriti!" Disse una delle guardie che lo rinchiusero in cella.
Il principe sbuffandò si lasciò cadere sulla paglia che faceva da austero e scomodo giaciglio per i rigionieri.
"Che rabbia..." pensò "... potrei assumere le mie reali sembianze e uscire da qui come il vento..." ma un attimo dopo l'immagine di Empi gli tornò alla mente.
Qualsiasi gesto avventato da parte sua avrebbe messo in difficoltà la giovane fata con quei nani.
Erano questi un popolo di guerrieri con poteri temuti anche dal mondo fatato.
Icarion restò poi sorpreso da quei suoi pensieri.
Era sempre stato avventato, istintivo, facile agli eccessi e dal sangue caldo.
Ora invece, forse per la prima volta in vita sua, qualcosa l'aveva spinto ad essere riflessivo e cauto.
E quel qualcosa aveva un volto ed un nome.
Erano quelli di Empi.
"Perchè?
Si chiedeva perplesso il giovane principe.
Perchè quella fatina era riuscita a sedare la sua indole?
Perchè il solo pensiero di metterla nei guai era bastato a farlo desistere da ogni proposito bellicoso?
Ma Icarion non volle dar peso a quei pensieri.
Quasi a non volerli accettare.
Erano così nuovi, strani per lui.
E non riusciva a comprenderli fino in fondo.
