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Vecchio 15-11-2010, 10.07.15   #540
Morrigan
Cittadino di Camelot
 
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Morrigan ha un'aura spettacolareMorrigan ha un'aura spettacolare
All'udire le parole del mendicante, Morven rimase molto perplesso. Chinò lo sguardo, lo rivolse alla natura che li circondava, quindi ai visi dei suoi due compagni. Con uno scatto deciso, tornò infine a fissare quello strano uomo .

"Chiedo venia, mio signore, ma la questione è di certo di grande importanza. Spero vogliate essere così cortese da lasciarci qualche minuto per consultarci"

In quel momento, infatti, si era avveduto, con la coda dell'occhio, che Gonzaga era scesa da cavallo, e che con fare pensieroso si era seduta ai piedi di un albero vicino.
Per questo motivo, senza nemmeno attendere la risposta del mendicante, anch'egli smontò dall'animale, deciso ad avvicinarsi alla ragazza per parlare con lei.
Non vi erano che pochi metri a dividerli, ma mentre Morven attraversava l'erba della radura, d'un tratto fu costretto a fermarsi.
Una strana vertigine lo colse, ed egli fu costretto a coprirsi gli occhi con una mano, come quando si è troppo stanchi per la fatica del giorno o si richia di essere vinti dal sonno.
Uno strano bagliore di smeraldo corse per tutta la lunghezza di Samsagra ed esplose intorno. Morven udì, vicinissimo al suo orecchio, la voce musicale della sua arma, la stessa voce avvolgente di sirena che aveva udito a casa di Louis...

"Attenzione... fai attenzione..."

Morven si scoprì di nuovo gli occhi, cercò di liberarsi da quella strana vertigine. Fissò lo sguardo su Gonzaga, sforzandosi di concentrarsi su di lei. Il viso della ragazza era contratto dalla preoccupazione del pensiero che la impegnava. La sua fronte era solcata da un lieve increspatura dettata dall'ansia di quell'ostacolo imprevisto... per un attimo quell'immagine di lei, del suo viso, gli restituirono un ricordo lontano, che ormai si stava sbiadendo nel tempo...

"E così è deciso, dunque... è questo che farai?"
La ragazza era seduta ai piedi di una grande quercia, con l'ampia veste ben sistemata attorno alle sue gambe e ai suoi piedi.
Morven la fissava dall'alto. Non si era seduto accanto a lei, ma era rimasto in piedi, discosto, come se a separarli ci fosse stato un muro invisibile.
"Sì, Zulora... è deciso"
Si era voltato a fissare il paesaggio, dandole le spalle. Non aveva bisogno di sentirsi fragile, in quel momento, e lo sguardo e gli occhi di lei avrebbero potuto distruggere le sue certezze.
Silenzio.
Rimasero a lungo in quel silenzio, sforzandosi di non parlare. Morven fissava il sole che si allontanava ad Ovest, Zulora sembrava intenta ad intrecciare fili d'erba ai suoi piedi.
"Lo sai... lo sai, vero? Che se prendi questa decisione non potrai più tornare indietro?"
La voce di lei lo colpì alle spalle come un pugnale. C'era ansia e dolore in quelle parole, sentimenti che Morven ebbe il tempo di gustare per intero.
"Sì, lo so..." rispose con voce atona.
"E lo sai che questo ti condanna a restare in solitudine?"
Morven si voltò, finalmente tornò a guardarla, e i solo sguardi si incrociarono in un abbraccio colmo di affetto e di tristezza insieme.
Tornò indietro, con slancio inaspettato si chinò verso di lei, la cinse in un abbraccio.
"Devo farlo... devo farlo!"
Lei sembrò quasi ribellarsi alla stretta di quelle parole che le cinsero d'assedio le orecchie.
"Ma... ma è ancora per quel sogno?"
Lo allontanò da sè, per fissarlo negli occhi, poi risprese.
"Davvero tu faresti tutto questo soltanto per quel sogno?"
Scosse il capo, incredula.
"E' solo un sogno... solo fantasia... solo immaginazione... se resti, ti accorgerai col tempo che potrai trovare consolazione in tante altre cose, invece di gettare i tuoi anni migliori alla ricerca di una visione... una visione che non sai nemmeno se ti viene dal Cielo o dall'Inferno!"
"E come potrebbe venire dall'Inferno?", chiese Morven, sbigotto di fronte a quelle parole.
Zulora parve esitare nel dare una risposta.
"Padre Adam dice che ciò che tu hai visto non può che venire dall'Inferno, che mai Dio potrebbe averti inviato un simile messaggio... dice che non è nell'ordine naturale delle cose, e quindi solo dal diavolo..."
Morven scattò in piedi, a quelle parole.
"Basta così!" la interruppe "Dal diavolo o da Dio, che importa, Zulora? Quello che conta è la bontà delle mie intenzioni. Che venga dal diavolo o da Dio, io comunque condurrò questa ricerca nel modo più giusto e retto che potrò... e un giorno farò rimangiare a tutti le parole aspre che mi hanno lanciato contro!"
Lei si alzò, gli tese le braccia, lo strinse in un abbraccio affettuoso.
"Così sia..." disse infine "così sia..."

Di nuovo un guizzo di smeraldo a circondarlo, come due braccia amiche che si tendevano a sostenerlo in un abbraccio, colmo di affetto e di consolazione. A quella sensazione, Morven parve destarsi da un lungo sonno. Ritornò di colpo vigile, presente. La sua mano corse ad accarezzare l'impugnatura della spada.

"Samsagra..." mormorò "non mi lasciare... dammi consiglio..."

Udì una risata lieve, come le risate degli angeli, quindi la voce di donna gli sussurrò all'orecchio:

"Mi invocherà e gli darò risposta..."

Come di colpo confortato da quelle parole, Morven prese fiato. Si accorse che quel tempo, che a lui era parso lunghissimo, non si era consumato che in pochi istanti nella realtà che lo circondava. Tutta la scena era immutata, e il giovane cavaliere procedette ancora di qualche passo e si accostò deciso a Lady Gonzaga. Poggiò la mano sul tronco dell'albero presso cui lei si era seduta, e con fare gentile si chinò verso la fanciulla.

"Posso chiedervi, milady, dei vostri pensieri? Forse con la vostra saggia guida arriveremo presto alla soluzione di questo problema, e potremo continuare così il nostro cammino"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
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