Allora elevando i nostri calici, brindammo così per dimenticare, anche se per un breve momento, gli affanni e le amarezze e dopo aver tracannato avidamente il prezioso nettare rosso, chiedo cortesemente al poeta di declamare qualche sonetto brillante del suo repertorio.
Così dietro a queste soavi note che uscivano dalla sua cetra, complice anche il tepore che emanava dal camino e dal robusto nettare, ripercorsi nelle mie memorie il viso di colei che mi giurò eterno amore. Ripensai a quel giorno quando Ella rispose al mio sorriso, era intenta a leggere passeggiando nel chiostro dell’abbazia. Mi avvicinai e Le chiesi: Gentilissima Dama posso sapere cosa leggete così avidamente? Lei mi sorrise e riponendo il libro sopra al muretto mi chiese cosa mi spingeva di disturbarla. Folgorato dal suo meraviglioso sorriso, balbettai il mio nome e La pregai di farmi da guida presso l’abbazia. Il mio cuore batteva all’impazzata, le mie membra tremanti, ero come un giovane fanciullo al suo primo incontro. Ella s’accorse del mio imbarazzo e delicatamente mi prese per mano e mi condusse presso una piccola cappella e mi esortò a pregare.
Un fragore mi fece sobbalzare, erano gli applausi degli astanti della locanda
al giovane menestrello. Gli urlai bravo, bravissimo e Lo ringraziai della splendida
serata quindi chiesi commiato e mi avviai nella mia stanza.
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Ultima modifica di vortigern : 15-11-2010 alle ore 13.30.14.
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