La cella era semibuia ed umida.
Le pareti ruvide e bagnate.
E quelle catene che stingevano i polsi di Talia sembravano tanto pesanti e spesse che nemmeno una folgore avrebbe potuto fonderle.
Ad un tratto si udirono dei passi.
Passi mischiati a cigolii di catene che strisciavano pesantemente a terra.
E tutto ciò era accompagnato da alcuni lamenti e pianti.
E sembravano provenire da diverse ragazze.
Forse quattro, forse cinque.
Ma poi, come d'incanto non si udì più nulla e di nuovo quel gocciolio tornò ad echeggiare nella cella ed a scandire un tempo che sembrava incantato ed etereo.
Ed alcuni attimi dopo altri passi furono uditi da Talia.
Stavolta era marcati e decisi.
Un momento dopo alcuni uomini tatuati entrarono nella cella.
Fra loro vi era un uomo che stava qualche passo più indietro, nel buio di quel luogo, che mostrava solo il suo sguardo.
Uno sguardo diabolico e carico d'odio.
Uno sguardo che sembrava non voler smettere di fissare Talia.