Nel frattempo, nel palazzo di Cartignone, lord Frigoros era insieme al suo fedele consigliere Guxio.
In quel momento fu annunciato il Cappellano.
"I miei omaggi, mio signore..." si presentò questi.
"Venite avanti..." fece segno Frigoros.
"Sono riuscito a farmi raccontare qualcosa da quella ragazza, Argalia..." disse il Cappellano "... nonostante l'orrore subito è riuscita a ricordare qualcosa sui nostri nemici..."
"Ebbene?" Chiese Frigoros.
"Sono dei fanatici, degli eretici..." rispose il Cappellano "... hanno la testa imbevuta di deliranti dogmi e sono disposti a tutto pur di attuarli..."
"Che genere di dogmi?" Chiese Frigoros.
"In realtà questa gente non ha poi molta fantasia..." rispose il Cappellano "... condannano le solite cose, come la corruzione del mondo, il male che domina ovunque e la falsità della nostra Fede... il loro bersaglio è la Chiesa di Roma e ne proclamano l'imminente distruzione."
"Perchè?" Domandò il signore di Cartignone.
"Perchè Dio, secondo loro, è lontano, rinchiuso nei cieli infiniti. La Chiesa invece è qui, in mezzo alla gente. Essa non si nasconde, nè teme i potenti. Distruggere quindi la Chiesa equivale a distruggere la nostra Fede.”
“Ma perché rapiscono e torturano fino al martirio ragazze innocenti?” Domandò ancora Frigoros.
“Loro affermano” rispose il Cappellano “che questi rituali, almeno così loro li definiscono, servono a purificare questo mondo dalla sua falsità e dalla sua corruzione. Io in realtà credo che sia solo un brutale ed inumano modo per far conoscere il loro delirio a tutti noi.”
“In pratica voglio intimorirci…” disse Frigoros.
“Temo di si, milord.” Annuì il Cappellano.
“Vedo che dai confusi e forse dubbi ricordi di una povera ragazzata traumatizzata” intervenne Guxio “siete riuscito a definire una summa teologica e filosofica sui nostri nemici.”
“Vedete, eccellenza…” replicò il Cappellano “… purtroppo non è la prima volta che ho a che fare con dei movimenti ereticali. E nonostante cambino i nomi ed i proclami, alla fine il fanatismo di quella gente batte sempre sullo stesso chiodo.”
“Siete quindi un esperto, a quanto vedo…” disse Guxio “… e cosa ci proponete di fare?”
“Purtroppo credo ci sia poco da fare…” rispose il Cappellano “… gli eretici sono come bestie… e come affermava il filosofo Seneca, con le bestie non si discute…”
A quelle parole del Cappellano, Guxio gli lanciò un enigmatico sguardo.