Cittadino di Camelot
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Camminavo dietro ai miei compagni, arrancavo per quel corridoio buio quasi che ogni passo mi costasse un’immensa fatica... non avevo guardato mentre Gila aveva liberato il corpo della ragazza dal filo spinato: non ne avevo avuto il coraggio; così come ora non avevo il coraggio di guardarla avvolta nella giubba di sir Guisgard... la sua sofferenza silenziosa mi colpiva, intensificando il mio senso di colpa, e mi faceva mancare l’aria...
E intanto, quasi inconsciamente, riflettevo...
Mi sentivo strana, come se un’idea terribile stesse tentando di farsi strada nella mia testa, ma la ragione glielo impedisse... immagini continuavano a balenarmi davanti agli occhi... le parole scambiate con Bumin, gli sguardi tra lui e Dukey, la corte di Cartignone... e poi il mio incontro con il capo degli Atari, quella voce camuffata e quegli occhi spiritati, quegli occhi che erano stati l’unica parte di lui che avevo potuto vedere, quella sensazione di deja vu che avevo provato... poi stralci di vita lontana... ma che connessione c’era tra tutto ciò?
In modo del tutto inatteso, un ricordo affiorò nella mia mente...
Pioveva quel pomeriggio e la nostra piccola casa era insolitamente buia e cupa. Mio padre stava infilando in fretta poche cose dentro una bisaccia, era arrabbiato e lo si vedeva chiaramente dai suoi gesti...
“Devi partire proprio adesso?” chiesi “Non puoi aspettare domattina?”
“No, non posso!” rispose “Questi sono gli ordini!”
“E poi... perché devi andarci tu?” lo incalzai “Tu non sei un ambasciatore, questo non sarebbe il tuo compito. E con quel che sta succedendo qui, poi... Non ha senso che il principe ti abbia ordinato di andar via da Cartignone in un momento simile!”
Mio padre smise per un istante ciò che stava facendo e mi scrutò con attenzione: “No, non ha senso, infatti!” disse lentamente “Ma ho la vaga sensazione che non sia stata precisamente un’idea del principe Frigoros, questa!”
“Che vuoi dire?”
Rimase per un istante in silenzio, poi mi afferrò per le braccia e mormorò: “Ascoltami, Talia... Ultimamente ci sono cose a Cartignone che non mi quadrano! Stanno avvenendo cose che...” si interruppe un momento e inspirò “Devo partire, adesso... ho tentato di far cambiare idea al principe, ma non ci sono riuscito! Però ti prometto che tornerò presto e, quando sarò di nuovo qui, chiariremo questa faccenda una volta per tutte! Queste ragazze che da qualche tempo spariscono nel bosco... non è normale che nessuno sappia che fine abbiano fatto!”
“Papà... io non capisco cosa tu voglia dire...”
L’uomo rimase per un istante in silenzio, poi scosse la testa: “Lo so! Non lo capisco bene neanche io, ancora... Ma chiariremo tutto al mio ritorno, non ti preoccupare! Intanto... mentre sarò via, tu devi promettermi una cosa: non voglio che tu esca da sola dalla città e non voglio... non voglio che ti fidi di nessuno, mi hai capito? Di nessuno, tranne che di Eileen e del principe! Nessun altro, Talia! Mi raccomando!”
L’avevo abbracciato forte e ci eravamo salutati...
Avrebbe dovuto tornare entro un paio di settimane al massimo, ma non l’avevamo più veduto...
Eileen era scomparsa qualche settimana più tardi!
Questo e altri mille pensieri continuavano a vorticare nella mia testa...
Confusi... eppure tutti coincidenti, come tessere di un mosaico.
E poi improvvisamente, terribile come una doccia fredda, quelle tessere iniziarono a combaciare e quell’idea indistinta che mi stava frullando per la testa, mi si presentò davanti in tutta la sua terribile realtà!
Mi bloccai all’improvviso... la bocca aperta in un urlo senza voce, gli occhi sgranati... le ginocchia mi cedettero per l’orrore e, d’istinto, mi aggrappai alla parete.
Guardavo il nano e il cavaliere che camminavano davanti a me, ma non li vedevo realmente...
Vedevo solo quell’idea, e...
Non poteva essere!
Eppure aveva senso!
Udii di nuovo le parole di Eileen in quel giorno lontano, rividi la partenza forzata di mio padre, quegli sguardi di Bumin e di Dukey... e lui... lui che era sempre stato il solo che tutto sapeva e che tutto manovrava... solo lui poteva aver avuto la possibilità di creare tutto quello nel segreto più assoluto...
Tutto aveva senso adesso!
Quell’idea rendeva tutto chiaro, tutto comprensibile...
E al contempo quell’idea, se si fosse rivelata fondata, rendeva tutto ancora più terribile... ancora più spaventoso!
Un brivido mi attraversò tutta mentre, pietrificata dall’orrore, continuavo strenuamente a tenermi al muro... sentivo che se mi fossi staccata da quella parete, se avessi tentato anche solo un altro passo, sarei crollata a terra.
“Siamo perduti!” mormorai, con voce tremante.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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