Nel sentire le parole del cavaliere che si proclamava a capo della piccola spedizione, Gaynor sentì montare la collera dentro di se. "Io non obbedisco agli ordini di nessuno! Io non appartengo a Cartignone e Lord Frigoros per me non è altro che un nome. E in quanto a voi, Cappellano, preferisco risparmiare le parole, non è mio costume offendere uomini di chiesa. Questa bambina uscirà da qui, e per farlo non ho bisogno dell'approvazione di nessuno. Se non andrà il giullare, allora ci penserò io stessa e voi non potrete impedirmelo in alcun modo. O forse volete uccidermi pur di far rispettare un vostro ordine?" Gaynor si rivolse poi al bel cavaliere che le aveva intimato di lasciar andare Lyan: "In voi io leggo bontà e coraggio, ma dovrei leggervi anche chiaroveggenza per esaudire la vostra richiesta. Se continuando quest'avventura incontrassimo dei nemici, Lyan sarebbe troppo vulnerabile ed io non riuscirei a salvare entrambe. Se pensate che io possa lasciarla da sola in un posto come questo soltanto per il dubbio che possa essere la personificazione del male, ebbene, in questo caso vi siete sbagliato. Se il male alberga in lei, allora ne pagherò io le conseguenze, ma il giorno in cui io abbandonerò una bimba sola e impaurita in un bosco insidioso, questo giorno ancora non ha visto la sua alba." Mentre parlava, Gaynor non aveva smesso un solo istante di stringere Lyan, che le si era aggrappata al collo in cerca di protezione.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."
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