Cittadino di Camelot
Registrazione: 21-08-2010
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"E sul lor capo era l'opaca notte
piena di stelle. E risplendea nel cielo
l'Orsa minore, che accennò qual fosse
la vera strada, né però dall'alto
la rischiarava, colaggiù, nell'ombra…"
La prese una insondabile malinconia, uno struggente desiderio…
Il liuto risuonava di languidi motivi, i ceppi roventi lo accompagnavano, schioccando piano nel fuoco.
Le era bastato chiudere gli occhi per sognare.
Le era bastato chiudere gli occhi per dimenticare il mondo.
Le stelle risplendevano su di loro in quella notte limpida e fredda di gennaio.
E il menestrello cantava, il liuto risuonava, i ceppi schioccavano ritmicamente, le stelle gridavano nel cielo, lanciandosi richiami oltre il blu velluto dell’aria.
Anche lei era nata di notte, in una fredda notte d’inverno, al canto delle stelle.
Avrebbe potuto nascere stella. Sì, avrebbe potuto nascere stella. E guidare il suo cammino per mare. E così anche di notte, anche quella notte avrebbe dormito sul suo cuore. Avrebbe brillato sopra di lui, vegliato i suoi passi, raccolto i suoi sospiri, guidato le sue visioni…
… tu, eroe senza tempo… tu, navigante curioso… tu, altro me stesso… profeta e avventuriero, viaggiatore della notte, amante della luna, ladro dei sogni, pifferaio magico, paroliere impertinente… tu, mio alter ego perfetto… tornerai mai nella tua Itaca? Troverai mai la strada attraverso le acque?
Sollevò le ciglia, pensosa, e si voltò a guardare i suoi compagni, che di certo dovevano sognare come lei, in quella notte benedetta da Mab. Sorrise con dolcezza al loro cantore, che con la sua musica tesseva i loro sogni silenziosi. Nessuno in quel nobile consesso di dame e cavalieri parlava, quella notte… e come avrebbe potuto essere altrimenti? Non c’era linguaggio e non c’erano parole che potessero descrivere la bellezza, se non la musica, aria divina…
“Canta una volta ancora, buon menestrello… racconta quella vecchia storia!”
“Volete ascoltarla di nuovo, mia signora?”
“Sì…”
Cominciò così quell’ultimo canto, il canto più bello di quella notte.
Cominciò dal silenzio perfetto. Perché dal silenzio più prezioso sgorgano le parole più preziose. E tutti l’ascoltarono in silenzio, ed in silenzio sognarono…
… e sognano di sognare, e nel sogno udire le parole… sognare la bella e l’eroe, la dama e il cavaliere, la ninfa e il dio... sognare, lei e lui,… e anche loro sognano di sognare, e sognano l’amore…
… lui le prese la mano, gliela baciò… la strinse tra le sue braccia e la coprì con il proprio mantello… “Tu, mio eroe, ma hai strappato alla morte”… “Tu mi hai salvato dalla mia tristezza”… “Per te canterò ogni mio verso”… “Per te vivrò e per te morirò”… “Per te ho superato ogni prova, per un tuo bacio, per un tuo sguardo”… “Ed io ti amerò, ti amerò con tutto il mio cuore”
Le voci di tutti gli amanti si rincorrevano e si intrecciavano in quel canto…. gli amanti antichi, gli amanti celebrati, gli amanti dimenticati…
... in questo canto c’è tutto l’amore del mondo...
... il ricordo ed il tributo, l’urlo e la passione, la gioia e l’attrazione…
... il destino, gli uomini e la storia, le grandi morti e le grandi battaglie…
... il mormorio dell’attesa e il sussurro soffocato della notte…
La prese una insondabile malinconia, uno struggente desiderio…
“Morrigan, è tardi, dobbiamo andare…”
Aprì piano gli occhi, guardò i suoi compagni.
“Lasciatemi qui ancora per un po’… voglio restare ancora a sognare…”
La dama la guardò un istante preoccupata.
“Ma è freddo per restare ancora sotto le stelle…”
“Tornate al castello, io starò bene…"
Si avvolse stretta nel mantello pesante, li guardò mentre si allontanavano, tra una chiacchiera leggera e una risata soffusa, le dame che si appoggiavano con grazia al braccio offerto loro dai cavalieri, tutti ancora emozionati dalla bellezza del canto e della serata.
Quando infine li vide sparire nell’ombra azzurra della notte, oltre le arcate della corte, fissò il cielo e la sua anima prese a rincorrere le stelle...
"E in una notte come questa... il sonno
non mi voleva. Ché splendean le stelle
tutte nel cielo, e fresche del lavacro
veniano su le Pleiadi che al campo
lascian l'aratro e trovano la falce.
E insonne udivo uno stormir di selve,
un correr d'acque, un mormorio di fonti.
E s'esalava un infinito odore
dai molli prati, e tutto era silenzio,
e tutto voce; ed era tutto un canto.
Ed ecco tutto io mi sentii dischiuso
all'universo, che d'un tratto invase
l'essere mio; né così lieve un sogno
entra nell'occhio nostro benché chiuso.
E tutto allora in me trovai, che prima
fuori appariva, e in me trovai quel canto,
che si frangea nell'anima serena
piena, nell'alta opacità, di stelle..."
“Buonanotte amici cari e cari compagni delle mie serate..." mormorò con un sorriso “E tu, Camelot... buonanotte!”

(I versi sono da "Il poeta degli Iloti", dai "Poemi Conviviali" di Giovanni Pascoli)
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
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