Cittadino di Camelot
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Ero rimasta da sola in quella sala per molto tempo. Da principio quel buio animato da mille ombre e quel vago senso di ineluttabilità di un destino per me prefissato mi avevano sopraffatta e vinta... poi però, lentamente, la mia mente aveva iniziato a reagire...
L’ora in cui l’aria iniziava ad imbrunirsi e mio padre, finito di mangiare, mi invitava ad andare a dormire, era per me bambina la più terribile.
Ero molto piccola, allora, e quello era probabilmente il più antico ricordo che possedevo... mio padre che mi rimboccava le coperte, spengeva la candela vicino al mio letto e si apprestava ad uscire dalla stanza.
“No, papà!” esalai quella sera, la voce tremante e appena percettibile.
Lui si voltò e mi osservò nella penombra: “Che cosa c’è?” chiese, sorpreso.
“Non te ne andare!” lo implorai “Non mi lasciare sola!”
Per un istante fu il silenzio, poi lui si avvicinò di nuovo al letto e si sedette sulla coperta: “Perché?” chiese, carezzandomi appena i capelli.
Io afferrai la coperta, che fino a quel momento avevo allungato sopra gli occhi, e la feci scivolare sotto il mento, guardandolo: “Ho paura!” confessai “Quando spegni la luce e mi lasci sola, ho paura!”
Lui mi osservò... ero una bambina di pochi anni e lui si occupava totalmente di me da quando mia madre, già qualche tempo prima, ci aveva lasciati ed era tornata a vivere nel bosco. E tuttavia, probabilmente, papà non si era affatto atteso un problema del genere.
Ricordo i suoi occhi nei miei, come a valutare la situazione...
Infine mi sorrise, si alzò e mi fece segno di seguirlo: “Vieni...” disse, con quel suo tipico tono da uomo pragmatico.
Mi alzai e lui mi aiutò a rivestirmi, poi uscimmo di casa e, con mia somma sorpresa, ci dirigemmo verso la stalla...
“Dove andiamo?” chiesi.
“Ad inseguire ciò di cui hai paura!” rispose.
Passammo la notte così, cavalcando per la città e per la campagna per inseguire le mille ombre e tutti quei rumori che mi spaventavano: li rincorrevamo, ne scoprivamo l'origine e così li sconfiggevamo. Rientrammo a casa all’alba, stanchi ma fieri della nostra impresa.
La sera successiva eseguii la stessa missione da sola nella mia stanza, mentre mio padre -ma lo seppi soltanto molti, molti anni dopo- mi spiava, soddisfatto, da dietro la porta socchiusa.
Da allora non avevo più avuto paura di affrontare nessuna situazione.
E ora lì, sola in quella stanza, avevo iniziato a riflettere su ciò che era necessario fare. Avevo riflettuto a lungo: al momento Guxio aveva su di me un consistente vantaggio e la forza che gli conferiva il tenere in pugno, minacciando di non farli mai più uscire da quel labirinto, la sorte di persone a me tanto care. Compresi che ciò che occorreva, dunque, era rivoltare la situazione... sebbene, probabilmente, ciò sarebbe stato tutt’altro che agevole!
Indossai, perciò, gli abiti che mi erano stati portati ma lasciai da parte i gioielli, e quando Guxio entrò di nuovo in quella oscura sala mi trovò di umore decisamente mutato.
Mi alzai in piedi al suo arrivo e lo fronteggiai a testa alta...
“Sono pronta!” dissi con voce ferma alle sue parole “Tuttavia, prima di andare, credo che dovremmo perfezionare il nostro accordo!”
Lo osservai per un lungo momento, non c’era più alcuna paura né alcuna incertezza nel mio sguardo ormai ed ero certa che ciò non era sfuggito al mio interlocutore.
“Mi hai costretta a scegliere tra la mia libertà e quella dei miei amici...” dissi lentamente “E sia! Non mi tirerò indietro! Ma loro non dovranno restare quaggiù, perché io non mi fido affatto della tua parola! Li farai condurre fuori, invece... e quando li vedrò liberi alle porte di Cartignone, pronti a tornare ciascuno alle proprie case, allora e solo allora farò ciò che vuoi!”
Feci una breve pausa, poi soggiunsi: “Rifletti... tu hai bisogno di me! Hai bisogno che io convinca il principe circa le qualità di Bumin e che dichiari di volermi legare a lui! Non puoi farne a meno, o l’avresti già fatto! Inoltre non hai niente da perdere, poiché nessuno di loro sa che tu sei l’unico ad aver diretto tutto questo! Rifletti... è una buona proposta la mia!”
La mia voce infine si spense e un denso silenzio calò nella stanza, Guxio teneva gli occhi fissi su di me ma io non abbassai i miei... impettita, con gli occhi fissi nei suoi e la testa alta, attesi la sua risposta.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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