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Vecchio 27-01-2011, 04.00.24   #1033
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La Chiesa di Santa Maria della Pazienza.
Sempre affollata la Domenica, restava invece quasi vuota verso il crepuscolo di tutti gli altri giorni.
Allora era possibile passeggiare tra le sue navate, silenziose e solenni, mentre il profumo d'incenso si diffondeva ovunque.
Il cavaliere era davanti alla statua dell'Arcangelo, fissandola come se mille pensieri attraversassero la sua mente.
"Mamma, mamma..." echeggiava una voce nei suoi ricordi "... qual'è la cosa più bella che Ha creato il Buon Dio?"
"Sono gli angeli, bambino mio..." rispondeva sua madre "... niente è più bello di un angelo di Dio."
Ad un tratto un rumore di passi lo destò dai suoi ricordi.
"Che Dio ti benedica, ragazzo mio..."
"Padre Ireneo..."
"Vuoi confessarti?" Chiese il chierico.
Il cavaliere sorrise.
"Ricordi quell'albero di mele?" Domandò padre Ireneo. "Sai, sta dando i primi frutti..."
"Davvero? Ancora dovevate abbatterlo? Sembrava destinato a non dar mai neanche una mela!"
"Eh, ragazzo mio..." mormorò il chierico "... nella vita occorre pazienza... vuoi vederlo?"
Il cavaliere annuì.
I due raggiunsero così il giardino dietro la chiesa e restarono un pò all'ombra di quell'albero.
"Sono solo poche mele..." disse il chierico fissando quei frutti "... ma sono rosse e dolci. E' valsa la pena aspettare."
Il cavaliere lo ascoltava in silenzio, mentre il vento soffiava tra i suoi capelli.
"E tu cosa mi racconti?" Chiese Padre Ireneo.
"Partirò domani..."
Capisco."
"Non sembrate stupito..."
"Tornerai in Cornovaglia?"
"Non so..." mormorò il cavaliere "... la mia terra mi manca... mi mancano le sue colline, i corsi d'acqua freschi e lucenti, la campagna rigogliosa... mi mancano quei giorni trascorsi a sognare all'ombra dei miei cipressi..."
"Tornerai allora?"
"Non ho più nessuno laggiù, ormai..." sospirò il cavaliere "... sarei straniero nella mia terra e sconosciuto tra la mia gente..."
"Il duca?"
"L'ho deluso... come ho deluso tutti gli altri..."
Il chierico lo fissava in silenzio.
"Sognavo la cavalleria..." continuò il cavaliere "... Lancillotto, la gloria, la fama... e forse anche una Ginevra... una Ginevra che mi amasse sopra ad ogni cosa..."
La mano del chierico si posò sulla sua spalla.
"Prendi la tua roba e parti da questa terra." Disse.
"Ho creduto che la marchesa mi amasse davvero..." mormorò il cavaliere "... credevo nella cavalleria, in me stesso... cosa mi resta invece ora? Neanche Dio... ho deluso anche Lui... e non posso più neanche pregare..."
"Sai..." disse il chierico "... un mussulmano mi insegnò una preghiera... questa recitava di come Dio sia Onnipotente, Onnipresente ed Onnisciente... ma una cosa è impossibile anche per Lui... una cosa soltanto... abbandonare i Suoi figli..."
"C'è una vecchia poesia che udivo sempre da piccolo..." sorridendo il cavaliere "... mia madre e mia zia la recitavano ogni domenica d'Estate... parlava di come niente sia più bello di un angelo di Dio... ed io, la prima volta che vidi un cavaliere, credetti di vedere proprio un angelo... per questo giurai che sarei diventato un cavaliere..."

La voce di Morven destò Guisgard dalla sua ocarina e dai suoi ricordi.
Il giovane cavaliere gli passò davanti e percorsi pochi passi, dal buio di quel passaggio, emerse una porta di ferro.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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