Questo castello è sulla sponda del lago maggiore opposta a quella dove abito:
Per tutto il medioevo la posizione strategica particolarmente favorevole per il controllo dei traffici del lago determinò l'importanza sia della rocca che del borgo. All'interesse militare la rocca unì la prerogativa d'essere una sicura base di rifugio per molti arcivescovi milanesi in periodi travagliati del loro episcopato. Le successive lotte tra Torriani e Visconti vedono la rocca quale principale testimone. Pur facendo parte dei beni della Mensa arcivescovile, la rocca di fatto viene tenuta dai Visconti. Nel documento di scomunica dell'arcivescovo Cassone della Torre a Matteo Visconti del 1314, figura tra i capi d'accusa quello d'aver occupato illegalmente la rocca d'Angera. Si determina così la presa di possesso di fatto del fortilizio e dei beni arcivescovili di Angera da parte Viscontea, affidandoli alla famiglia collaterale dei Visconti d'Invorio. Sarà con il 1384 che Caterina Visconti, moglie di Gian Galeazzo, otterrà dall'antipapa la cessione anche di diritto della rocca d'Angera, chiudendo così definitivamente la lunga appartenenza del fortilizio alla mensa arcivescovile milanese. Solo alla fine della signoria dei Visconti sul Ducato di Milano anche la rocca passerà ad altre mani: nel 1449 la Comunità della Repubblica Ambrosiana la vende al tesoriere ducale Vitaliano Borromeo. Inizierà così la nuova stagione borromaica, con la rocca angerese e buona parte del bacino del Lago Maggiore in loro possesso. Quando nel 1800 le fortificazioni aronesi vengono demolite dai Francesi, il fortilizio di Angera rimane intatto, ancora nelle sue originarie forme trecentesche, non interessando ormai più ai fini militari.