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Vecchio 03-02-2011, 02.41.25   #1074
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Gaynor, separata dai suoi compagni, fu condotta in una cella semibuia.
All'improvviso nella cella si addensò un leggero fumo giallastro ed inodore.
"Sii serena..." sussurrò una misteriosa voce "... non hai nulla da temere... ormai sei al sicuro... le tue sofferenze sono terminate... presto incontrerai pace e tranquillità senza fine..."
Un istante dopo Gaynor perse i sensi.

I prati di Imperion.
Verdeggianti e attraversati dai colori dei fiori più belli.
Gli stessi colori della giovinezza.
Quella mattina Gaynor aveva indosso un magnifico vestito, con il quale era corsa al vecchio mulino.
Le grandi pale scricchiolavano sotto l'impeto del vento.
Quello stesso vento che gonfiava il suo vestito e che quasi le portava via il variopinto capello che avava sul capo.
"Com'è bella la natura..." pensava mentre un grande sorriso illuminava il suo bellissimo volto.
"Francesca" disse il bardo seduto sul grande sasso davanti all'ingresso del mulino "non aveva colpa... il suo amore per Paolo era puro ed innocente..."
"Ma era Giangiotto il suo legittimo consorte!" Replicò il monaco che gli stava accanto.
"Messer Amore non tira mai un dardo contro un bersaglio negato..."
"Amore non ha limiti" mormorò il chierico "se non nella Fede, che sola ne legittima ogni diritto."
"Io non voglio sposare Duncan..." sospirò rattristata Gaynor.
Il bardo allora si alzò e salutò con un delicato inchino la ragazza.
"Amor, ch'a nullo amato,
perchè tu m'hai lasciato?
Amor, che amar perdona,
questo mai m'abbandona!"
Recitava mentre svaniva nella sterminata campagna.

Un sussulto, un ricordo, un sordo dolore.
Gaynor aprì gli occhi e si alzò lentamente.
Riconobbe dopo alcuni istanti la cella in cui era stata rinchiusa.
Non aveva più i suoi abiti da paggio.
Una lunga tunica, larga e nerissima, copriva ora il suo corpo ed un diadema intrecciato con foglie di mandragora cingeva il suo capo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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