Gaynor pregava. Quella babele di fanatica follia sembrava solo una lontana eco di incomprensibili suoni. Ma all'improvviso qualcosa la destò da quel torpore mistico... un'altra ragazza fu portata accanto a lei, anch'ella legata e pronta al sacrificio. Il bel viso giovane era una maschera di terrore e Gaynor si sentì stringere il cuore per la pena. Erano così vicine che si sfioravano, così lei le prese la mano e le disse con un filo di voce: "Stringi la mia mano, stringila più forte che puoi. Forse vale poco, ma non sei sola... non sei sola..."
D'improvviso dalle colonne si sentì un urlo... era Morven che chiamava Guisgard, il tono simile ad una supplica disperata. Quel gridò le lacerò l'anima, si voltò verso i suoi compagni e vide presso di loro alcuni uomini tatuati con dei lunghi coltelli in mano. Le ci volle meno di un secondo per capire che avrebbero torturato prima gli uomini e quel pensiero fu il più doloroso che la sua mente avesse mai formulato. Non voleva assistere a quello scempio, non voleva sentire le grida dei suoi compagni, non poteva sopportare l'idea che Guisgard venisse ucciso davanti ai suoi occhi... Troppe volte il suo volto si era sovrapposto a quello di Lancelot nei suoi pensieri, tanto da farle credere che forse c'era ancora qualcosa di bello nella vita per cui valesse la pena sognare. In una situazione terribile e tragica come quella che stavano vivendo, lei si rese conto che in quegli ultimi anni la capacità di sognare era proprio la cosa che più le era mancata.
Strinse ancora più forte la mano della ragazza che le giaceva accanto e d'un tratto decise che le restava ancora un'ultima carta da giocare. La partita era ormai persa, ma avrebbe voluto vincere almeno quell'ultima mano...
"Lyan!" si rivolse alla bambina che era di fianco all'altare, "Non oso neanche sperare che tu possa provare rimorsi o tenerezza alcuni verso me che pure non avrei esitato a dare la mia vita in cambio della tua, ma per la richiesta che ti farò voglio appellarmi alla magnanimità che in genere contraddistingue chi si trova in una posizione di netto vantaggio. Vorrei che portassi Guisgard qui vicino, incatenato, trascinato, non importa, voglio solo averlo qui per pochi secondi. Ti prego, comanda che me lo portino, dopotutto è l'ultimo desiderio di una condannata a morte..."
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."
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