"La mia testa... la mia testa..."
La testa gli stava andando in fiamme, e non poteva nemmeno stringersela tra le mani... era un tormento cui non trovava sollievo! E quella luce... quella luce che gli feriva ancora gli occhi, seppure con un lontano riverbero che sembrava ormai doversi spegnere in lontananza, in un'orizzonte che, Morven lo capiva bene, non apparteneva al piano della realtà... non di quella realtà popolata di mostri tatuati e senza cuore, di streghe bambine e di due fanciulle barbaramente legate ad un altare.
Udì la voce di Guisgard, che d'improvviso gli veniva incontro, fuori o dentro la sua visione questo ormai non riusciva quasi più a distinguerlo.
"Un atto di Fede? Cosa intendete dire?", gli domandò con sorpresa e urgenza insieme.
Morven si sforzò di sollevare il capo e di ricacciare indietro il dolore. Temeva che Dukey o uno dei suoi scagnozzi gli avrebbe tappato la bocca se avesse detto troppo, ma in quelle circostanze non poteva di certo tacere.
"Guisgard... qualcuno mi ha detto che esiste un modo per uscire di qui... io non capisco... ho visto dei segni... una luce e una pietra... la mia spada è sepolta da qualche parte, però è viva... dobbiamo cercare qualcosa che ci indichi l'uscita... una luce... o forse una pietra... non fissarmi a quel modo, non sto farneticando... ti prego di credermi... un atto di Fede... è questo l'atto di Fede, Guisgard... la vera prova è credere quando non possiamo vedere le prove!"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
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