Mentre Talia era angosciata da tristi pensieri e sinistri presagi, due ancelle entrarono nella stanza.
Una subito avvolse la ragazza in alcune stoffe pregiate, mentre l’altra accostava diversi gioielli al suo volto.
Ad un tratto una terza ancella entrò, con in mano spazzole e fili preziosi da adagiare fra i capelli.
“A sentirle” diceva questa ad alta voce “hanno tutte capelli da dee! Non vi è nulla di più sciocco di una dama di corte!”
Fissò con attenzione Talia ed aggiunse:
“Beh, vedo che con questa abbiamo una possibilità… anzi, diverse possibilità…” accarezzando i capelli della ragazza “… finalmente capelli degni del mio lavoro!”
Nel resto della città, nel frattempo, tutti erano in trepida attesa per quell’evento.
“E’ quasi tutto pronto, vero, maestro?” Chiese Bumin.
“Si, mio diletto discepolo!” Rispose Guxio. “Una volta che il sacerdote avrà proclamato le formule e benedetto gli anelli, nessuno più potrà scogliere questa unione… e noi avremo vinto!”
E la sua diabolica risata echeggiò come un sinistro presagio sul palazzo reale di Cartignone.
Nello stesso istante, nella sua stanza, mentre quelle ancelle la preparavano per l'attesa cerimonia, Talia restava immobile a fissare il suo volto riflesso nello specchio.
Un volto che solo a stento riusciva a celare il profondo dolore provato dalla giovane.