Quella risata.
Sembrava fuoriuscire dalle pietre del castello, da quelle delle case e dalla terra stessa di Cartignone.
Una risata giunta direttamente dall’Inferno.
Una risata che pareva voler tormentare tutti coloro che ascoltavano il suo sinistro eco.
“Mai…” ripeté divertito Guxio “… vedete, milady… la notte è magica… si veste delle sue tenebre e copre e confonde… la luce è lontana… e tutti coloro che attraversano il suo manto si sentono in balia di forze spaventosamente potenti…”
Accarezzò di nuovo i suoi capelli ed un’ombra di ambigua bramosia attraversò il suo sguardo.
Ma proprio in quel momento si udirono le campane suonare.
Suonavano a festa e tutta la città attendeva quell’evento.
“E’ tutto pronto, milady.” Disse un paggio entrando nella stanza.
“Il momento è giunto…” mormorò compiaciuto Guxio “… il popolo vi attende… e con esso il vostro sposo…”
Talia allora, scortata dal suo seguito di ancelle e valletti, cominciò ad attraversare il grande corridoio detto Delle Statue, mentre squilli di trombe salutavano la cerimonia.
Il corridoio era adornato da diverse statue, raffiguranti eroi ed eroine dei miti antichi.
E così, lo sguardo di dolore di Talia sembrava confondersi ora con l’angosciante sguardo di Didone, ora con quello disperato di Arianna.
I suoi occhi parevano racchiudere il tormento di Medea e la cupa tristezza di Eco.
Come una novella Dafne, Talia voleva fuggire da un nemico che sembrava averla ormai nella sua morsa.
E come Penelope fissava l’orizzonte lontano, in attesa di un ritorno che sembrava tanto desiderato quanto impossibile.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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