Tutti attendevano che Talia recitasse la più solenne delle formule.
Una formula che celava un giuramento destinato a durare per sempre.
Oltre il tempo e oltre la vita.
Un giuramento eterno.
E mentre il sacerdote attendeva di consacrare quell’unione, nelle sue mani già brillavano, illuminati da un raggio di Sole che filtrava da una delle vetrate, gli anelli nuziali.
E quell’aureo bagliore si diffondeva tutt’intorno, riflettendosi nello sguardo di Talia inumidito dalla pena e dal dolore che la giovane provava.
“E’ quasi fatta…” pensò Guxio, mentre fissava in una delirante estasi di vittoria quella cerimonia “… una volta messi gli anelli alle loro mani saranno le stesse leggi che tanto venerano questi cani Cristiani a consacrare il mio successo! Avanti, lady Talia… recita quella formula e questa farsa si muterà nel mio più grande trionfo!”
Alzò gli occhi verso l’abside che dominava sull’altare, nella quale era raffigurato un superbo mosaico del Cristo Pantocratore e col tono della più blasfema e sacrilega delle sfide continuò a parlare fra sé e sé:
“Ho vinto! Ho vinto! Ho sconfitto la Chiesa con tutti i suoi dogmi, le sue leggi, le sue superstizioni e la sua tirannia! Qui dove ha dominato la Croce, da oggi dominerà incontrastato il simbolo degli Atari! Non vi sono più angeli nei Cieli! E nessuno giungerà a fermarmi ormai! Nessuno!”
E mentre sul suo volto si susseguivano delirio e soddisfazione, cominciò a fissare una delle statue che adornavano la navata.
Era quella dell'Arcangelo San Michele.
Nella boscaglia un dì, tra cerro e cerro
vide passare un uomo tutto ferro.
Guisgard pensò che fosse San Michele:
s'inginocchiò: "Signore San Michele,
non mi far male, per l'amor di Dio!".
"Né mal fo io, né San Michel son io.
No: San Michele non poss'io chiamarmi:
cavalier, si: son cavaliere d'armi".
"Un Cavaliere? Ma che cosa è mai?"
"Guardami o figlio e che cos'è saprai"
Tutte le voci del coro si unirono e la loro melodia sembrò quasi fermare il tempo in quell’istante.
Un’istante che pareva destinato a fissarsi nell’eternità, quando qualcosa giunse a destare tutto ciò.
Un’ombra, che dalle porte spalancatesi proprio in quel momento, si proiettò lungo la navata, fino a giungere ai piedi del Cristo che dominava nell’abside.
Un gridò echeggiò nella cappella, ammutolendo il coro e richiamando gli sguardi attoniti di tutti i presenti.
“Questa cerimonia non può continuare… lo sposo ha già un impegno con un’altra dama… Bumin!” Gridò quell’ombra. “Madonna Morte ti attende!”