Cittadino di Camelot
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La rapida azione di quel giovane sbucato da dietro l’altare mi sorprese... e mi occorse un momento in più per riconoscere nel suo volto quello di Morven. Era molto diverso da come lo ricordavo quando lo avevo incontrato alla corte di Cartignone: non aveva più la sua armatura, la sue armi e aveva tagliato i capelli... per un istante fui sollevata nel vederlo, poi notai il soldato che silenziosamente gli si stava avvicinando alle spalle...
“Atten...” feci appena in tempo a gridare, ma già quel soldato lo aveva vigliaccamente colpito alla schiena e lui era scivolato a terra.
Trattenni il fiato e, mentre la delirante risata di Guxio riempiva l’aria, io mi precipitai verso di lui.
Aveva ancora il coltello piantato nella schiena, inarcata e rigida... lo afferrai, dunque, e con un gesto secco lo sfilai. Un copioso fiotto di sangue sgorgò dalla ferita, così infilai la mano nella manica del mio abito e ne estrassi un fazzoletto che usai per tamponarla... sarebbe stata ben poca cosa e non sarebbe servito a niente se non fosse stato curato al più presto, però era tutto quello che potevo fare in quel momento.
“Coraggio, Morven!” gli dissi, tentando di infondere fiducia nella voce “Resistete! Resistete, per l’amor del Cielo!”
Già, resistere... mi dissi. Resistere, ma in attesa di che cosa?
E tuttavia scacciai quell’idea... Se davvero dovevamo soccombere, non lo avremmo fatto in silenzio.
Mi sollevai di nuovo in piedi e tornai a guardare Guxio...
“Assassino!” sentenziai, andandogli incontro piena di ira repressa “Assassino, folle, sanguinario, criminale senza Dio...”
Ma lui interruppe la fila di quegli improperi con la sua voce pacata e quell’odioso ghigno di vittoria che portava come stampato sul volto. E continuò a parlarmi così, come chi è certo che non esista niente al mondo che potrebbe sconfiggerlo o anche soltanto colpirlo...
Io lo osservavo in silenzio e intanto il mio cervello lavorava frenetico in cerca di un punto debole, di un pur minimo appiglio... Ma non ne vedevo. Non ne vedevo più!
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Quel cavaliere sta per lasciare questo mondo, ma non sarò ingiusto con te…” aggiunse.
“Falla finita con questa farsa, maledetto!” Gridò Guisgard. “Se devi uccidermi allora fallo subito!”
“Zitto, verme!” Lo colpì uno dei soldati.
“Marco Aurelio” riprese a dire Guxio a Talia “diceva che è la Misericordia la vera virtù di un imperatore… ed io sarò misericordioso… ti darò la possibilità di salutarlo un’ultima volta… approfittane…”
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Lo osservai per un istante...
“Tu non sei Marco Aurelio!” dissi “Sei solo un usurpatore! E ti assicuro che niente mi rivolta di più che prestarmi ai tuoi sporchi giochetti...”
Ma i miei occhi corsero a Guisgard... lo osservai un attimo...
“Tu ti fai forte delle debolezze altrui e dei loro sentimenti...” soggiunsi, tornando a guardare Guxio “Cosa diceva Marco Aurelio riguardo a questo?”
Gli voltai dunque le spalle e mi avvicinai a Guisgard... e facendolo i miei occhi notarono i volti dei due soldati che lo tenevano fermo a terra... erano soldati di Cartignone, erano uomini che conoscevo...
“E voi...” dissi, soffermandomi un istante a guardarli “Voi siete peggiori di lui perché avete fatto vostro il delirio di un altro! Voi, che avevate il compito e il privilegio di difendere la vostra città e la vostra gente, vi siete lasciati corrompere per profitto, per potere o solo per paura... ma verrà anche per voi il giorno del giudizio!”
Li osservai ancora per un istante, poi mi avvicinai a Guisgard e mi inginocchiai perché il mio volto fosse di fronte al suo...
“Mi dispiace...” mormorai, abbassando appena gli occhi sul pavimento per poi rialzarli su di lui “Avevi ragione tu quel giorno nel bosco... e io avrei dovuto darti retta fin dall’inizio! Se solo lo avessi fatto, tu forse non saresti qui ora! ...Perdonami!”
Di tutte le cose che avrei voluto dire, non sapevo perché proprio quella mi era salita alle labbra...
E poi, lentamente, mi accostai e lo abbracciai forte, girandogli entrambe le braccia intorno al collo... per un attimo rimasi lì, con gli occhi chiusi e l’anima sottosopra, incurante di ciò che ci circondava... poi mi riscossi e, prima che fosse tardi...
“Ho preso il pugnale di Morven...” sussurrai pianissimo al suo orecchio “E’ dentro la mia manica! Dimmi cosa devo fare!”
E fu in quell’attimo che lo udii...
Un sibilo appena percepibile fendette l’aria. Spostai le mani sulle spalle di Guisgard e mi voltai di scatto... in tempo per vedere un coltello, proveniente da qualche parte al centro della navata principale, volare precisamente in direzione di Guxio.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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