Poco dopo, qualcuno entrò nella grande Sala dei Migliori.
“Siete qui, milord!” Disse Izar entrando.
Icarius non rispose.
Era seduto sul seggio che fu di suo zio e di tutti gli altri Arciduchi prima di lui.
“Milord, l’abate Ravus è giunto a Capomazda…” aggiunse Izar “… chiede di vedervi…”
“E’ buffo…” mormorò l’inquieto duca “… è buffo come da piccoli il mondo ci appaia in un modo e poi, una volta cresciuti, assuma tutt’altro significato… venivo sempre da piccolo in questa sala… e restavo a fissare le grandi statue dei miei antenati… Taddeo il grande… Ardea… Erois… li guardavo e sognavo di diventare come loro… queste statue rappresentavano valori ed ideali grandissimi… oggi, nel vederle, non provo più niente… niente…”
“Anche loro hanno dovuto superare grandi difficoltà e compiere ardue imprese, mio signore... e…”
“Si, conosco i poemi e le leggende!” Lo interruppe Icarius. “Conosco a memoria ciò che mi narravano giullari e bardi… ma quelle favole non mi incantano più…”
Si alzò e raggiunse la grande Statua dell’Arcangelo Michele nell’atto di trafiggere l’angelo ribelle.
“E’ Ravus che custodisce il tesoro della stirpe, vero?”
“Si, milord.” Rispose Izar.
“Bene…”
“Cosa… cosa intendete fare, milord?” Domandò il consigliere.
“Andare via…” rispose Icarius “… e stavolta per sempre… Capomazda presto cadrà, lo sappiamo entrambi… ma quel traditore di Cimarow non metterà le mani su quel tesoro!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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