Di nuovo forte e inebriata della forza a cui avevo attinto, la mente si era schiarita. Erano belli i gelsomini, sotto la luce della luna, brillavano come gioielli. Rivolsi gli occhi a quella luna enigmatica, come aveva detto il cavaliere. A me parve quasi sfacciata, tonda e luminosa da far pensare a una donna vanitosa, eppure bellissima.
Mi voltai a osservare bene il suo volto, per stabilire se potessi fidarmi o no. Lo scrutai profondamente, soppesando ogni cosa. La mia espressione seria, quasi imbronciata, lasciò spazio a un sorriso ironico.
"La mia natura è simile all'acqua, scivolo accarezzando ogni cosa, vivo di quell'energia primordiale che crea le grandi cascate..." Sussurrai nel vento. "Sono Melisendra, nobile Guisgard" piantai bene i miei occhi nei suoi per scorgervi ogni minimo sussulto "...l'incantatrice".
Stavo ancora osservandolo, quando un servo si introdusse alla nostra presenza.
Citazione:
"Milady... rivolgendosi a Melisendra "... presto inizierà la cena... sua signoria è prossimo a raggiungere voi ospiti. Vi prego di seguirmi."
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Feci cenno al servitore di fare strada. Rivolsi un pronfondo inchino al cavaliere, in un turbinio di veli, che forse erano un po' troppo sottili per un feudo timorato di Dio come quello di Capomazda, mi avvolgevano come una fiamma. Certamente anche il cavaliere era stato invitato al banchetto, ci saremmo rivisti nella Sala Grande.
Mi sentivo incredibilmente bene. Un goccio di energie e una magnifica luna mi avevano reso completamente le forze. Sicuramente quella luna era stregata, sicuramente c'era qualcosa nell'aria che i miei sensi avevano colto.
Mi sentivo viva, come se avessi avuto fuoco e non sangue, sotto la pelle. Quasi certamente i miei occhi brillarono nel buio, euforici.