L’orrenda belva, terrificante e colossale, emerse con una rabbia primordiale dalle acque melmose del secolare Lagno.
Il suo grido, simile ad un mostruoso ruggito, carico di selvaggia rabbia, scosse tutto quel luogo, causando anche negli inumani cavalieri di Gouf, ai quali timore e paura erano da sempre sconosciute, un’irrazionale terrore.
E dopo quel raccapricciante urlò, la mostruosa e sconosciuta belva alitò su tutti loro il suo fatale soffio di fuoco e morte.
All’istante l’intera selva fu avvolta da un Averno di fiamme.
Un attimo dopo l’orrenda fiera spiegando le sue gigantesche ali volò via, perdendosi nelle sterminate nuvole che coprivano il cielo sopra il dimenticato Gorgo del Lagno.
“Ritirata!” Urlò ai suoi il Cavaliere del Gufo. “Ritirata! L’alito di quel mostro ci divorerà le carni col suo fuoco e ci brucerà i polmoni con il suo fetido se non lasceremo all’istante questo luogo maledetto! Ritirata!”
Così, Gouf ed i suoi fedelissimi cavalieri abbandonarono quel luogo, incuranti dei propri avversari.
Tra questi l’unico sopravvissuto era Perecour.
Il guardiacaccia cominciò allora a chiamare con grida disperate il suo signore, ferito e scomparso tra le dense acque del Lagno.
Lo chiamò con quanto fiato aveva in corpo, ma nessuno rispose a quel drammatico appello.
Lo chiamò ancora, invocando tutti i Santi e gli Angeli del Cielo.
Ma solo l’eco del fuoco che consumava quel luogo rispose alla sua disperata chiamata.
Alla fine, vinto dalla disperazione, portando con sé il cucciolo di quel mostro trovato nell’antro del Lagno, Perecour decise di tornare a Capomazda per chiamare aiuto.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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