Il Tramonto.
Intenso, vivo, tingeva lo sterminato orizzonte che si apriva ad Oriente col suo rossore, mentre sulla campagna sembravano accendersi, arse da quell’alone purpureo, forme e immagini sopite durante lo scorrere del giorno ormai morente.
I Cavalieri annunciarono il loro ritorno facendo echeggiare fin sulle mura del castello il suono del loro corno.
Il ponte levatoio si abbassò ed i guerrieri entrarono nel maniero.
Poco dopo un passo svelto, fiero ed orgoglioso si annunciava a sir Cimarow.
“Missione compiuta, cavaliere?” Chiese questi sorseggiando dal suo calice ed osservando le grottesche figure che si animavano dalle fiamme del camino.
“Se semplici scorrerie sono missioni da compiere, allora come definiremo il nostro trionfo finale?”
“Quanti morti contiamo oggi?” Chiese ancora Cimarow.
“Non li conto mai…” rispose Gouf “… non mi occupo dei morti, solo dei vivi…”
“Vi erano anche donne e bambini?”
“Non conosco un luogo dove non ve ne siano.”
“Bene… tanto meglio…” mormorò Cimarow sempre con uno sguardo assorto in una qualche lontana riflessione “… il loro sangue ricadrà sui Taddei, non su di me.”
“Vi sta tanto a cuore trovare una giustificazione a tutto questo?” Domandò con un sadico sorriso Gouf.
“Un giorno governerò queste terre” rispose Cimarow “e non voglio guardarmi dall’odio della gente!”
“La paura basterà ad affievolire ogni loro sentimento.” Replicò il Cavaliere del Gufo. “Ora scusatemi, milord… col vostro permesso mi ritiro.”
Raggiunse allora la sua camera e qui vi trovò Aitly.
“Non sei ad allenarti?” Chiese alla donna.
“Oggi è stata una magnifica giornata” rispose questa fissando ciò che restava del tramonto sulla campagna “e forse la sera sarà ancora più bella…”
“Siamo in guerra” disse Gouf, mentre due servitori lo spogliavano della sua corazza “e la bellezza della terra e del firmamento non fermeranno i nostri nemici.”
Aitly lo fissò e sorrise.
“Cosa hai fatto oggi?”
“Sei strana stasera, Aitly.” Fissandola Gouf.
“Sai…” sospirò lei “… un’indovina mi ha predetto il futuro…”
“E cosa ti ha detto?” Chiese lui.
“Mi ha chiesto cosa desideravo… tra una vita breve ma felice… ed una lunga ma senza ciò a cui tengo…”
“Queste cose si possono predire a chiunque…” mormorò Gouf “… è la sciocca superstizione della gente che poi da valore a queste cose… come magistralmente fa la Chiesa di Roma con i suoi ignoranti fedeli…”
“Amore e morte il tuo cuore visiterà… legandoti al tuo amante per l'eternità…” recitò Aitly.
“Sei dunque innamorata, amica mia?” Domandò lui quasi divertito.
“Si, mio signore…”
“E chi è costui?” Chiese Gouf. “Forse Nyclos, il giovane fratello di sir Cimarow?”
“No, mio signore…”
“Allora uno dei nostri cavalieri?”
“No, nessuno fra essi…”
“Capisco… il tuo amato non è di questo castello allora.”
Lei sospirò e fissò la campagna ormai prossima al crepuscolo.
Ed uno schiaffo la colpì all’improvviso, destandola dai suoi sogni.
“Basta con queste sciocchezze!” Disse quasi con disprezzo Gouf. “Invece di sognare inutilmente dovresti allenarti con la spada! Presto dovremo affrontare sul campo la vera forza dei nostri nemici!”
Aitly allora corse via, con gli occhi intrisi di calde lacrime ed il cuore colmo di un sordo dolore.