Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 16-04-2011, 02.35.15   #353
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il gruppo di cavalieri avanzava a passo breve, addentrandosi sempre di più in un territorio ormai lontano dalla legge e dai valori di Capomazda.
Ad un tratto una vasta conca si aprì davanti a loro, cosparsa di chiazze verdeggianti, dalle quali sorgevano a fatica spuntoni di pietra che il Sole morente rendeva simili a luccicanti speroni conficcati nella nuda terra.
Querce, olmi e abeti, piegati e contorti dal secolare vento che soffiava su quel luogo, si ergevano in quella depressione, rendendola oscura e impenetrabile.
E sopra quegli alberi si ergevano quattro massicci dongioni che, come pilastri, sembravano sorreggere un cupo cielo che appariva sul punto di travolgere ogni cosa sotto di esso.
Aytli fece cenno ad uno dei cavalieri e questo soffiò nel suo poderoso corno.
Un suono simile, come risposta, si diffuse dal castello celato tra quei secolari alberi.
Il gruppo allora avanzò e giunto davanti al maniero fu calato il ponte levatoio.
Una poderosa costruzione in pietra, preceduta da un padiglione ed un portico di granito nero, rappresentava la parte signorile del castello.
Le quattro torri erano unite da alte e massicce mura che correvano intorno all’intera costruzione, avvolgendola e rendendola praticamente inespugnabile.
Contrafforti e barbacani si ergevano lungo quelle mura, rafforzandole e munendole di numerosi punti di difesa, atti a scoraggiare qualsiasi tentativo di attacco.
Il gruppo fu accolto dai servitori ed ognuno tornò al proprio posto.
Aytli chiese udienza al signore del maniero, conducendo con sé Melisendra.
E attesero l’arrivo del loro padrone in una grande sala, arredata da rozzi mobili di gusto sassone, stendardi consumati dal tempo e dalle polvere e teste di animali impagliati inchiodate alle pareti di legno scuro.
All’improvviso si udirono dei passi ed un uomo, dal portamento fiero e scortato da un giovane e da alcuni cavalieri, entrò nella sala.
“Lord Cimarow, sir Nyclos i miei omaggi.” Disse Aytli accennando un lieve inchino.
“Com’è la situazione lungo i confini orientali?” Chiese Cimarow.
“Per ora sembra tranquilla, milord.”
“Vedo che portate con voi delle novità!” Esclamò Nyclos guardando Melisendra. “E’ forse un bottino predato in qualche villaggio, lady Aytli?”
“L’abbiamo incontrata nel bosco… era inseguita da alcuni cavalieri di Capomazda… i cavalieri sono morti, mentre lei…” si avvicinò a Melisendra e, afferrandole il polso, mostrò il bracciale ai due fratelli “… è viva solo perché mi ha incuriosito questo bracciale al suo polso!”
“E’ quindi grazie a quell’oggetto che l’avete risparmiata, milady?” Domandò Nyclos senza riuscire a togliere gli occhi di dosso a Melisendra. “Eh, è proprio vero allora che una donna non deve mai giudicarne un’altra! Sarebbe stato davvero un peccato che una simile bellezza fosse stata uccisa solo per un vostro capriccio, lady Aytli!”
“Quel bracciale…” intervenne Cimarow e zittendo con un cenno suo fratello Nyclos “… non mi è nuovo… eppure non riesco a ricordare dove l’ho veduto… chi siete voi?” Rivolgendosi a Melisendra. “E come avete avuto quell’oggetto?”
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