Ero in un mondo che non aveva niente a che fare con le finezze e la grazia capomazdese. Lì tutto sembrava essere un riflesso della spietatezza che scorsi nello sguardo degli uomini intorno a me.
Il signore del feudo era davanti a me e mi guardava con i suoi occhi acuti.
Liberai il polso con uno strattone.
"Mio signore, il mio nome è Melisendra.." mi inchinai di fronte al lord. "Il bracciale apparteneva a Lady Talia, ma ora appartiene a me. E questo deve aver causato quell'indelicato inseguimento fino alla vostra foresta..." Sorrisi. "Una dama deve pur sopravvivere", dissi con un sospiro.
Mi tolsi il bracciale dal polso e mi avvicinai al lord.
"Non so nulla di questa guerra in cui pare che io sia caduta proprio in mezzo... sicuramente Vostra Grazia sa cosa sia un'incantatrice... ed è questa la mia natura, così viaggio e sopravvivo al mondo." Gli porsi il pesante bracciale.
"Se ho fatto qualcosa per attirare le vostre ire, mi auguro che questo piccolo dono possa in qualche modo porvi rimedio." Sfiorai le sue dita, mentre le stringevo attorno al bracciale.
Quel contatto mi fece gustare tutta la forza che scorreva sotto quella pelle. Era come accarezzare un lupo affamato che avrebbe potuto in qualunque momento affondare le fauci nel mio collo. Ma la brama di sangue assomiglia al desiderio più cieco e istintivo, in entrambi i casi vi è una bestia affamata che si risveglia nell'animo umano e grida a gran voce il proprio appagamento.
Arretrai di un passo e squadrai bene tutta la corte del Lord. Cavalieri in arme che mi guardavano curiosi. Il giovane uomo che non mi toglieva gli occhi di dosso doveva essere un parente del Lord, la somiglianza lo suggeriva. Aitly avrebbe tanto voluto sgozzarmi in quel preciso momento, ne ero certa dalla tensione che proveniva dalla sua direzione. Ma io continuai a guardare verso il Lord. A quel punto feci quello che mi suggeriva la prudenza e con un movimento fluido mi inginocchiai.
La veste bianca si era aperta come i petali di un fiore intorno a me e, inginocchiata, con la testa bassa, nella posizione di chi riconosce la superiorità del proprio interlocutore e sa che la propria vita si trova tra le sue mani mani, mi rimisi alla sua benevolenza.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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