La mano di Melisendra.
Le sue parole.
La sera avvolgeva ogni cosa nella sua oscurità.
Solo la Luna rompeva quel manto infinito col suo alone d’argento.
Ma ciò che l’astro della sera riusciva ad illuminare, la foschia che scendeva tutt’intorno al castello rendeva ogni cosa sfocata ed indefinita.
E quelle parole di Melisendra sembravano accompagnare i pensieri di Gouf, mentre il suo sguardo si perdeva in quelle tenebre che sembravano infinite.
“Questo posto non è diverso da tutti quelli in cui ho vissuto in precedenza…” disse il Cavaliere del Gufo “… e come tutti gli altri niente e nessuno mi tiene legato ad esso…”
Si voltò per un attimo a fissarla.
“Ogni battaglia che combatto la considero mia…” continuò “… non è il denaro o il potere a spingere un uomo a combattere, altrimenti egli avrebbe già perso… no, occorre altro… occorre che il nemico contro cui combatti sia anche il tuo… anzi, soprattutto il tuo… l’odio ha la stessa forza dell’amore!”
Guardò di nuovo la sconfinata brughiera.
“E tu non sei molto diversa da me…” aggiunse “… esseri come noi non conoscono l’amore… ma solo l’odio… perché tu mi odi, lo so, lo sento…”
Restò un attimo in silenzio.
“Perché sei qui?” Chiese. “Lord Nyclos sembrava molto interessato a te e non avresti dovuto lasciarlo solo… se sarai furba potrai guadagnarci molto… del resto tra poco tutte queste terre apparterranno a loro.”