Gouf la fissò e sorrise.
“Il tuo coraggio…” disse “… mi ha sempre affascinato… solo la tua bellezza è pari al tuo coraggio… anche perché ce ne vuole di coraggio per venire qui, essendo così bella…”
Si avvicinò fino quasi a sfiorarle il volto.
“Non tutte le notti hanno un’alba…” mormorò “… cosa farò di te?” E sorrise.
L’avvolse allora nel suo mantello e tutto si fece buio.
La campagna verdeggiante, chiazzata da variopinte esplosioni di giallino, blu e rosato.
Un fresco vento di Primavera schiariva l’aria e l’orizzonte appariva così vicino da potersi quasi toccare.
“Mamma, mamma!” Diceva Uriel. “Mamma, mamma!”
Corse in casa, tra le braccia di sua madre.
“Mamma, ho visto una cosa meravigliosa!” Esclamò raggiante. “La cosa più bella che ci sia! E sta venendo qui a prendermi!”
“Di cosa parli, Uriel?” Chiese Melisendra.
“Del cavaliere!” Rispose il piccolo. “L’ho visto davanti al castello diroccato! Mi ha detto che sarebbe passato a prendermi! Io sarò un cavaliere come lui!”
Ad un tratto un nitrito.
Uriel corse verso la porta e su questa apparve un cavaliere.
“Andiamo, piccolo…” disse levandosi l’elmo.
E Melisendra riconobbe il volto di Gouf che sorrideva con una diabolica espressione.
Un gemito e Melisendra si svegliò di colpo.
Era nella sua stanza, nel suo letto.
Nuda, avvolta in morbide e profumate coperte di seta.
Avvertì freddo ed un senso di solitudine.
Poi le grida dei cavalieri dal cortile.
Un nuovo giorno era cominciato al castello.
Ad un tratto bussò qualcuno.
Un momento dopo alcune servitrici, con abiti e profumi, entrarono nella stanza.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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