Icarius camminava inquieto nei corridoi del palazzo, tra i ritratti dei suoi avi.
Lo fissavano, qualcuno compatendolo, qualcun altro biasimandolo.
Altri ancora lo fissavano in silenzio.
Un silenzio che sembrava una sentenza di condanna.
Una sentenza senza appello.
Una condanna per un passato che Icarius aveva solo ereditato per fatalità.
Un passato dal quale sarebbe fuggito via volentieri, se non ci fosse stata lei.
Già, lei.
E se sapesse?
Se conoscesse il male che lui ha saputo fare?
E se ne avesse fatto anche a lei?
Forse per questo lo odiava tanto?
Questo si ripeteva, mentre vagava tra quegli austeri ritratti.
E camminò fino a quando giunse davanti ad un ritratto speciale.
Il ritratto di Talia.
Lo fissava ed un mare di emozioni e di sensazioni lo raggiunsero e lo travolsero.
Felicità, esaltazione, ma anche smarrimento, paura.
Ad un tratto però avvertì qualcosa.
Si voltò di scatto e la vide.
Talia lo stava fissando.
E tutte quelle emozioni e quelle sensazioni divennero ancora più intense.
Ma su tutte, ora che lei era apparsa davanti ai suoi occhi, nel suo cuore dominava quella tanto cara e così fortemente negata da quell’oscuro fato ai nobili Taddei: la Gioia.