Finiwell era ancora davanti alla cella dei due prigionieri, quando giunse un soldato.
“Libera i prigionieri.” Disse alla sentinella. “E’ un ordine del capitano Monteguard.”
“Non pensavo durasse così poco la loro punizione.” Mormorò la sentinella mentre apriva la cella.
“Forse al capitano gli si sta intenerendo il cuore!” Esclamò Finiwell.
“Macchè, è stato sua signoria ad intervenire.” Fece il soldato.
“Sua signoria?” Ripeté Pasuan mentre usciva dalla cella, seguito da Cavaliere25. “Come sarebbe a dire?”
“Che ti importa il motivo? Ciò che conta è che ora siete liberi!” Esclamò Finiwell.
“Non chiederlo a me.” Disse il soldato. “Magari ve lo spiegherà il capitano, ora che passerete da lui.”
Poco dopo Pasuan e Cavaliere25, ormai liberi, si presentarono dal capitano Monteguard.
Questi li liquidò con poche parole, facendo però capire ai due che non avrebbe tollerato altre bravate.
“E ora toglietevi di mezzo, che ho molto lavoro da fare!” Con modi spicci il capitano.
“Un’ultima cosa, capitano…” mormorò Pasuan “… è vero che dobbiamo la nostra liberazione a sua signoria?”
“Si, è vero.” Rispose Monteguard. “Ma badate che la prossima stupidaggine che farete nessuno riuscirà a tirarvi fuori dai guai! Neanche sua maestà in persona! Sono stato chiaro? Perché se le parole non bastano, lo sapete, non ho problemi a prendervi a calci fino a Pentecoste! E ora filate! Vi voglio qui, di nuovo a pieno servizio, fra un giorno esatto! Nel frattempo meditate su quello che avete fatto! E’ tutto e non fatevi vedere prima che sia passato un giorno!”
Pasuan e Cavaliere25 salutarono il capitano ed uscirono dalla caserma.
“Finalmente!” Esclamò Finiwell nel rivederli. “Come è andato l’incontro col capitano?”
“Lasciamo perdere…” scuotendo il capo Pasuan.
“Ora andremo a farci un goccio per dimenticare gli ultimi accadimenti, amici miei!” Disse Finiwell. “Andiamo, offro io!”
“Andate voi due…” fece Pasuan “… io devo andare in un posto…”
“Ho capito, ho capito…” con un sorriso malizioso Finiwell e facendo l’occhiolino a Cavaliere25. “E sia!.” Prendendo sottobraccio il giovane cadetto. “Andiamo a farci questa bevuta noi due, ragazzo!”
Pasuan allora salutò i due amici e corse a casa di Dafne.
Correva veloce, attraversando il borgo, col cuore in gola e con un’irrefrenabile voglia di rivedere quella ragazza.
Giunse così alla casa di lei e la chiamò a gran voce.
“Chi cercate, cavaliere?” Domandò una donna.
“Perdonate se vi ho recato disturbo, ma cerco la mia…” esitò e sorrise “… cerco la ragazza che vive qui.”
“Credo sia andata al borgo.” Disse la donna. “E’ da un bel po’ che non la vedo… è una ragazza strana… sembra sempre intenta a fantasticare, a sognare… come se vivesse in una sorta di favola. Ma la vita è tutt’altra cosa!”
Pasuan sorrise, rivedendo nella sua mente Dafne con quella sua sognante espressione, a lui tanto cara.
“Si, è una ragazza piena di vita!” Esclamò Pasuan. “Allora attenderò qui il suo ritorno.”
“Fate come volete, ma per carità, non chiamatela più ad alta voce o mi sveglierete i bambini, cavaliere!” E rientrò in casa.
Pasuan allora si sedette sulla staccionata e restò a fissare le stelle che cominciavano a splendere nel limpido cielo di quella sera.
Ripensò alle ultime parole di quella donna e sorrise.
“Non dovrei chiamarla ad alta voce?” Sospirò. “Io invece vorrei gridare il suo nome così forte da far giungere la mia voce fino a quelle stelle perse in questo magnifico e limpido cielo!” E sorrise.