Icarius li fissò per alcuni istanti nei quali il tempo sembrò essersi fermato.
L’azzurro dei suoi occhi, così intenso, vivo, caldo e luminoso durante i momenti trascorsi nel bosco, appariva ora freddo, spento e distante.
Tirò via, con gesto improvviso, le sue mani da quelle di Talia.
Il suo primo istinto sarebbe stato di colpire quell’uomo.
“Perché poi…” disse fra sé un attimo dopo “… lei si faceva accarezzare… e sembrava essere contenta di questo…”
“Chiedo scusa se vi ho interrotto…” mettendo fine a quei pensieri e fissando lei e Matthias che stavano davanti a lui “… volevo solo dirti che Izar mi ha comunicato il giorno dell’incoronazione, milady…” e quell’ultima parola suonò fredda, vuota, quassi beffarda “… sarà domani, se Dio vorrà…” fissò Talia per qualche altro istante senza aggiungere altro.
La fissò con uno sguardo quasi indifferente.
“Questo è quanto…” concluse “… buona giornata.”
Ed uscì.
Attraversò il lungo corridoio dei ritratti per uscire poi nel cortile.
Sentiva che aveva bisogno d’aria, altrimenti sarebbe impazzito.
Si diresse verso la Porta dei Leoni.
Ad un tratto sentì dei passi alle sue spalle.
“Cosa cercate vuoi due?” Chiese insofferente ai due cavalieri che avevano cominciato a seguirlo.
“Sir August, milord…” rispose uno di loro “... ha dato ordine di non perdervi mai di vista… è per la vostra incolumità, mio signore.”
“Fate come vi pare, ma non statemi troppo addosso!” E riprese a camminare.
Attraversò le strade del borgo, fino a giungere presso un ponticello che dava verso la campagna, mentre i due cavalieri lo seguivano a debita distanza come lui aveva loro ordinato.
Si sedette su un muretto di mattoni e cominciò a fissare la campagna avvolta da un grigio ed austero cielo.
“Io sono il duca Icariuis e voi siete il mio cavaliere!” Disse uno dei tre bambini che giocavano lì vicino.
“Si, milord!”
“Io invece sono lady Talia!” Esclamò l’unica bambina dei tre. “Vi piace il mio vestito? Sono la più bella del ducato, non è vero?”
Icarius li osservava in silenzio.
“Si, tu sei mia moglie!” Disse il bambino che giocava ad essere il duca.
“Ma io non sono innamorata di te!” Scuotendo il capo la bambina.
“Ma cosa dici, pettegola? Io sono il duca Icarius e tu sei mia moglie!”
“Si, ma lady Talia non ama il duca!” Ribadì la bambina.” Me l’ha detto mia mamma!”
“Chi è quello?” Chiese l’altro bambino indicando Icarius sul muretto.
I tre lo fissarono incuriositi.
“Siete un cavaliere?” Chiese quello che faceva il duca.
Icarius accennò un lieve sorriso.
“Chiedigli se ha una bella…” mormorò l’altro bambino al suo amichetto “… ogni cavaliere ha una dama.”
“Avete una dama?”
“Se siete solo, sarò io la vostra dama, cavaliere.” Fece la bambina sorridendogli.
“Sei gentile, ti ringrazio.”
“Come vi chiamate, cavaliere?” Chiese la bambina.
“Tristano…” mormorò malinconicamente Icarius dopo un attimo di esitazione.
Un vivissimo ed acceso Sole purpureo stava tramontando lungo l’orizzonte, squarciando le nuvole che per tutto il giorno avevano coperto le terre del ducato.
Un alone vermiglio si diramava da Occidente su quelli che sembravano essere i confini di un mondo incantato.
“Rosso di sera, bel tempo si spera!” Escalmò la bambina. “Così dice sempre la mia mamma!"