“Il mio colore preferito è il rosa!” Disse la bambina mentre Icarius la portava sulle spalle. “Sono una bambina ed il rosa è il colore delle femminucce! Ed il tuo?”
“Il mio? Il verde!” Rispose Icarius.
“Come quello dei prati?”
“Tutti i tipi di verde…” sorridendo Icarius “… quello dei prati, delle acque dei laghi, degli alberi secolari della nostra campagna, della speranza…”
“Ecco, quella è la mia casa!” Indicò la ragazzina.
“La mamma sarà preoccupata, dici?”
“No, lo sa che stavo giocando con gli altri bambini.” Rispose la bambina. “Tristano, da grande ci sposeremo!”
Icarius rise.
“Ecco…” mettendola giù “… ora è meglio che torni dalla mamma, altrimenti finirà con l’arrabbiarsi per davvero!”
La bambina sorrise e si avviò verso casa sua.
Ma, all’improvviso, si fermò e tornò indietro.
“Ciao, Tristano.” Dandogli un bacetto sulla guancia.
Poi corse verso casa.
Icarius restò a fissarla fino a quando la bambina non entrò dentro.
“Siete dei pessimi segugi, amici miei!” Disse all’improvviso. “Avete fatto più rumore voi che quei bambini durante i loro giochi!”
I due cavalieri uscirono da uno stretto passaggio tra due case.
“Suvvia, sono certo che in battaglia sarà tutta un’altra storia!” E rise. “Andiamo!”
Poco dopo i tre ritornarono al palazzo.
E Icarius restò nel giardino a fissare la meravigliosa Luna che illuminava il cielo di Capomazda.