Guardai, imbronciata, Gouf uscire dalla stanza.
Quando l'anziana donna entrò, non opposi resistenza e presi tra le mani ciò che mi offriva. Annusai il contenuto e subito appoggiai la ciotola sul tavolo.
Nausea.
Avevo sempre più bisogno di nutrimento, ma non sarebbe stata una zuppa a farmi star meglio.
La guardai come un animale in gabbia, mentre pronunciava uno dei suoi soliti moniti.
"Perchè vuoi tormentarmi?" le domandai, sbattendo la mano sul bracciolo della sedia. "Sai benissimo che non mi piace fare quello che faccio... se davvero siamo simili, saprai anche tu quanto è difficile resistere!"
Spinsi la ciotola lontano e cercai di alzarmi.
"Non è questo ciò di cui ho bisogno."
Trovai l'equilibrio e accennai a prendere i vestiti. Dovevo vestirmi e uscire di lì.
"Dimmi come arrivare nelle segrete. Ho bisogno del tuo aiuto. Se non mi nutro subito ci vorranno giorni... e io non li ho! Devo ritornare in pieno possesso di me stessa!" feci una pausa. "Se almeno ucciderò qualcuno... sarà un condannato di cui nessuno sentirà o noterà la mancanza. E' notte... sarò veloce e nessuno noterà nulla. Aiutami."
Allacciai i lacci della veste e litigai con i nastri delle maniche.
In realtà ero molto preoccupata. Anche se ogni passo che compivo mi faceva dolere il corpo come se fossi stata trapassata da innumerevoli spilli, non avrei ceduto. Se non fossi tornata in possesso dei miei poteri non sarei riuscita a controllare gli eventi.
Chiaramente Gouf era del tutto fuori controllo.
La sua crociata personale mi spaventava.
Poi riflettei un attimo e pensai:
"Cosa succederebbe se uccidessi Lord Cimarow? Avevo giurato a me stessa di non farlo, ma se lui cadesse, la congiura contro i Taddei ne sarebbe indebolita... rimerrebbero solo i baroni, con i loro eserciti e le loro scaramucce. Senza Cimarow a tenerli uniti la rivolta sarebbe facilmente sedabile." Mi mordicchiai il labbro.
"In fondo... inutile lottare... sono e resterò questo: un'assassina. Tutto quello che accade intorno a me, qualunque scelta io compia, non fa altro che confermarlo."
Lisciai il vestito e osservai il mio pallore nello specchio.
Evitavo sempre di guardare nei miei occhi. Li guardavo di sfuggita, come se avessi paura di trovarci dentro quella malinconia che se ne stava annidata in fondo al mio cuore. Guardai dritta nei miei occhi e la vidi lì. Mi osservai meglio... nel volto pallido gli occhi spiccavano come zaffiri.
Alzi il mento e mi voltai verso l'anziana servitrice.