“Non invidiateli…” disse un mendicate fra la folla a pochi passi da loro “… lui è come suo padre… non sono destinati alla felicità… come chi l’ha preceduto, neanche lui riuscirà a vincere il dramma della sua stirpe…”
Morrigan quasi sussultò a quella voce e lasciò andare la mano di Guisgard.
Si girò a fissare lo strano mendicante.
"Non si possono invidiare i nobili e i potenti" commentò con voce triste, quasi accorata "Più grandi sono le altezze, più grandi sono le miserie..."
“Andiamo…” disse quasi con insofferenza Guisgard a Morrigan.
Lei sentì quell'ombra nella sua voce che la riscosse.
Annuì e lo seguì in silenzio verso la locanda.
"E comunque…” riprese lui dopo qualche minuto “… con quel vestito bianco sei molto più bella di tutte loro…”
Morrigan sorrise a quelle parole, ma nascose il suo sorriso dietro i lunghi capelli.
"Grazie..." mormorò, lievemente imbarazzata da un complimento cui non era più abituata "ma non farci l'abitudine!"
Così giunsero alla locanda e presero posto in uno dei tavoli.
In quel momento c'erano pochi avventori, perchè la gente era ancora per le strade a festeggiare, così Morrigan potè scegliere un tavolo in fondo, piuttosto riservato.
Attese che Guisgard ordinasse da bere per entrambi, quindi si fermò a guardarlo negli occhi chiari.
"Prima, mentre guardavamo la cerimonia, non mi hai risposto... che cosa hai visto? E che cosa stai cercando?"
Esitò un istante, poi sospirò e gli cercò la mano, forse per fargli sentire il suo calore o forse per trasmettergli la sua sincerità.
"Adesso è tardi per tirarsi indietro. Io non voglio sapere nulla del tuo passato, nulla che tu non mi vorrai dire... ma devi fidarti! E avrai il mio aiuto, come promesso, perchè tu non sei capitato in questo luogo per caso, così come non vi sono capitata io... lo so, l'ho visto!"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
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