Lo scatto repentino di Freia mi aveva permesso di intuire la presenza di Gouf ancor prima di trovarmelo fisicamente di fronte.
Porsi il mio velo alla donna e le feci un cenno di ringraziamento.
Mi inchinai lievemente, quasi con ironia, e mormorai "Mio signore...", prima di addentrarmi nelle stanze di Gouf.
Feci cenno a un valletto di sgombrare la tavola e servire la cena.
Scostai i tendaggi e osservai il cielo scuro, in cui brillava già qualche timida stella. Avevo tante cose per la testa. Avrei dovuto dare una priorità e iniziare ad affrontarle. Una strana tranquillità, come una specie di abitudine ad agire in situazioni come quella, mi pervase. Iniziai a temere che presto mi sarei persa nelle abitudini del passato. Usare i miei poteri poteva farmi dimenticare ciò che avevo appreso sulla natura umana e su me stessa? Mi sarei dimenticata di ciò che amavo? Non lo sapevo. Ma ormai era troppo tardi per domandarmelo.
"Mio signore, pensate che vi farebbe piacere cenare insieme?" Domandai, assicurandomi che le coppe fossero riempite di vino speziato.
"Sto molto meglio ora..." sospirai. "Ero preoccupata per il vostro ritorno... ma adesso... adesso che siete di nuovo voi stesso..."
Mi avvicinai a lui e gli accarezzai il viso, porgendogli una coppa.
"A noi, Gouf!", brindai. Gli lanciai un'occhiata eloquente e assaporai la dolcezza del vino.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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