Quel maligno incanto, che sembrava aver rapito ogni cosa nel borgo vecchio, li avvolgeva come a tenerli imprigionati.
Poi quella figura, quella voce.
Poi la Pieve.
Icarius però fu destato da tutto ciò quando udì le parole di Talia e sentì il suo volto nelle mani di lei.
Fissò allora la chiesa dall’altra parte della piazza.
Prese sua moglie per mano ed insieme corsero verso il sacro edificio.
Ma giunti trovarono la porta chiusa.
Icarius bussò e gridò, ma nessuno rispose al suo drammatico appello.
Allora cominciò a picchiare con forza su quella poderosa porta di quercia afragognese.
Picchiò e scalciò con forza.
Ma quell’accesso sembrava incrollabile.
Continuò fino a quando le sue mani non cominciarono a sanguinare.
“E’ inutile, non cederà mai…” disse ansimando con la schiena appoggiata alla porta “… un momento… dietro, forse…”
Allora raggiunsero l’altra parte della chiesa, dove trovarono una porticina laterale.
Era chiusa anch’essa, ma senza lucchetto.
Ad un tratto Icarius sentì un tintinnio.
Proveniva da Talia, dal cestino che la vecchia moglie dell’uomo delle marionette le aveva dato per il suo costume.
Dentro vi erano dei rametti di erica ed intrecciata in essi Icarius trovò una piccola chiave di ottone.
Ebbe un sussulto.
Provò ad inserirla nella serratura della porta e questa si aprì.
Un attimo dopo i due sposi erano nella chiesa.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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