Cittadino di Camelot
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Originalmente inviato da Guisgard
“Come ti senti? Hai avuto paura, vero? Vedrai che qui saremo al sicuro…” prendendo le mani di lei nelle sue “… ora raccontami tutto… di cosa parlavi prima?”
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Le mie mani erano in quelle di Icarius...
“Si...” mormorai “Un po’ paura... ma adesso sto bene!”
Delicatamente strinsi le sue mani a mia volta e gliele girai, in modo da poter osservarne il dorso... sanguinavano appena, là dove le escoriazioni che si era procurato contro il portone poco prima erano più profonde. Frugai dentro la mia manica un istante, quindi, e ne estrassi il mio fazzoletto candido, con il quale tamponai il sangue, prima di usare quello stesso fazzoletto come benda. Gli sorrisi.
Infine sospirai e, osservandolo intensamente, iniziai a parlare...
“Ricordi quando mi hai chiesto come mi fossi ferita alla mano?” domandai lentamente “Ebbene, è di questo che desidero parlarti...”
Iniziai così a raccontare il sogno che avevo fatto, parlai di ciò che Gyaia mi aveva detto in esso a proposito della maledizione e di come mi fossi ferita, non tralasciai niente, neanche il pur minimo dettaglio... raccontai poi l’altro sogno che avevo fatto, tanto realistico che mi aveva spinta ad uscire da Capomazda per cercare davvero quella vecchia pieve... raccontai di quella visita e del cavaliere con la tunica rossa, enumerando le volte che lo avevo visto e anche quella, recente, in cui avevamo sentito il suo inconfondibile grido nella brughiera...
Parlai a lungo, con il tono basso e gli occhi fissi in quelli di mio marito, giocherellando insistentemente con il bordo della mia veste. Parlai senza incertezze, raccontando tutto ciò che rammentavo, qualsiasi cosa, anche il dettaglio più minimo e irrilevante. Quando ebbi finito, Icarius sapeva tutto.
Abbassai gli occhi, quindi, poi li rialzai...
“Potresti pensare che tutto questo è pazzia...” mormorai dopo un istante di silenzio “E io stessa l’ho pensato all’inizio... sogni, visioni... credevo che fossero niente! Ma poi...” esitai e sollevai la mano sulla quale, ancora, spiccava rosso e lucido il sottile taglio irregolare che mi ero procurata in sogno.
“Ora capisci perché non volevo che tu seguissi l’eco di quella voce poco fa... temevo fosse un inganno... temevo fosse un modo per attirarti chissà dove... perché lui è qui, lo so, lo sento... è qui è ci sta cercando. Sta cercando te...” sollevai una mano, allora, e gli carezzai delicatamente il viso “Ma io non gli permetterò mai di prenderti!” soggiunsi.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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